Afghanistan: con il ritorno al potere dei talebani, si inasprisce il conflitto etnico. Il portale “Asia News” riferisce che in questi giorni gli “studenti coranici” pashtun avrebbero cacciato (pena la morte in caso di resistenza) più di 1000 uzbeki e turkmeni che vivevano in circa 20.000 acri di territorio nel nord del Paese. Le testimonianze parlano di persone prese direttamente da casa loro e di una vera e propria deportazione in una provincia chiamata Djausdjan.
I talebani avevano già deportato grande parte di un altro gruppo etnico (di khazari sciiti) in cinque province afghane. Si tratta di rappresaglie contro gente che aveva supportato il precedente governo e quindi l’Occidente. Il pretesto è che avrebbero occupato quelle terre (in cui magari abitavano da secoli) illegalmente.
Sono anni e anni che in Afghanistan ci sono questi conflitti tribali ed è difficile “capirci qualcosa”. Anche perché, dice ancora “Asia News”, davvero da tanto tempo non ci sono censimenti. L’ultimo risale addirittura agli Anni Settanta e non è molto attendibile. La maggior parte della popolazione farebbe parte dei pashtun (circa il 40%), come era per esempio il Mullah Omar (1960 – 2013), alleato e legatissimo (anche perché era consuocero) ad Osama Bin Laden; poi ci sarebbero i tagiki (che rappresenterebbero meno del 30% della popolazione), come Ahmad Massud, il “Leone del Panjshir” (ucciso a 49 anni dai talebani e da Al Qaeda); i khazari e gli uzbeki (circa il 10% della popolazione) e non è finita. Ci sono per esempio anche gli hazara, conosciuti anche grazie al romanzo “Il Cacciatore di Aquiloni” di Khaled Hosseini.
L’Afghanistan era stato il luogo dove erano fuggiti diversi gruppi etnici provenienti dalla Russia all’epoca degli zar. Il Tagikistan e l’Uzbekistan sono tra i Paesi che cercano di convincere i talebani a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni d’origine; ma come abbiamo visto, niente da fare.