Terrorismo e IT, un male globale che richiede un fronte unito di contrasto

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Quali sono stati i principali successi e insuccessi della comunità mondiale nella lotta al terrorismo nel 2021?
Per parlarne, Sputink ha intervistato il viceministro degli Esteri russo, Oleg Syromolotov, il quale ha commentato la visione di Mosca in merito al tema della sicurezza in Afghanistan, dopo la salita al potere dei talebani, ha espresso la sua visione sulla possibilità che la Russia aiuti Kabul a neutralizzare le minacce di questa natura e sulla necessità e le modalità di regolamentazione dell’ecosistema Internet, per contrastare estremisti e terroristi.

— Viceministro Syromolotov, a Suo avviso, qual è il principale successo che la comunità mondiale ha conseguito nel contrasto al terrorismo in questo 2021? E in cosa invece ha fallito, e per quale motivo?
— Per rispondere alla sua domanda tratterò due tematiche: anzitutto, il contrasto al terrorismo tout court e, in secondo luogo, le attività di cooperazione internazionale in questo settore.

Vorrei iniziare dal nostro Paese (la Russia – ndr) e sottolineare il fatto che nel 2021 non è stato commesso nemmeno un atto di terrorismo sul territorio della Federazione Russa (65 illeciti di natura terroristica sono stati sventati quando ancora si trovavano alla fase di preparazione).
È anche positivo che nel 2021 le forze armate russe abbiano continuato a contrastare con successo le attività dell’ISIS* nella Repubblica araba siriana, in stretta collaborazione con le forze armate della stessa repubblica. Di conseguenza, il potenziale del gruppo è stato notevolmente indebolito: le sue forze e i suoi mezzi significativi sono stati distrutti, la sua struttura organizzativa è stata smantellata e le sue risorse ridotte. Al contempo, però, l’antiterrorismo rimane un tema non facile. La situazione, infatti, rimane difficile in Siria e in Iraq, dove i principali fattori destabilizzanti sono la permanenza della zona sicura di Idlib nelle mani di gruppi fondamentalisti e la presenza di cellule dell’ISIS e di al-Qaeda*. In Africa, soprattutto nella zona del Sahara-Sahel, si registrano di fatto i presupposti per la rinascita di un “califfato 2.0” di matrice terroristica.

Stiamo seguendo da vicino la situazione in Afghanistan, in cui si registrano, per il nostro Paese e per le nazioni dell’Asia centrale, elevati livelli di minacce terroristiche, derivanti dai seguaci “autoctoni” dell’ISIS e di al-Qaeda.
Per quanto riguarda la cooperazione internazionale, nonostante la riduzione del numero di incontri dal vivo, a causa delle restrizioni legate alla pandemia, l’interazione interstatale, sotto l’egida delle Nazioni Unite, dovrebbe essere di primo rilievo. Ad esempio, nel mese di giugno del 2021, si è tenuta la seconda conferenza ad alto livello dei dirigenti delle agenzie antiterroristiche degli stati membri delle Nazioni Unite. In questa occasione si sono riuniti alti funzionari delle agenzie antiterrorismo della maggior parte dei paesi, per scambiare valutazioni e opinioni, anche su questioni come il rimpatrio dei soggetti che si trovano nei campi di detenzione in Siria e Iraq, l’interruzione delle forniture di armi ai terroristi e il contrasto all’uso di armi di distruzione di massa.
Quest’anno è stato anche segnato dall’adozione di una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla settima revisione della Strategia globale antiterrorismo dell’ONU. Il principale risultato è il mantenimento di un largo consenso in relazione al documento, nonostante il difficile, e in alcuni casi piuttosto teso, processo di negoziazione.
Stiamo continuando a sviluppare dinamicamente la cooperazione nel campo dell’antiterrorismo anche nell’ambito del gruppo dei BRICS. Durante le riunioni del gruppo, tenutesi tra il 26 e il 29 luglio 2021, il gruppo di lavoro BRICS sull’antiterrorismo è riuscito a negoziare l’ennesimo importante documento, ossia un piano d’azione per l’attuazione della strategia antiterrorismo adottata l’anno scorso sotto la presidenza russa del gruppo a cinque. Il piano specifica i prossimi passi non soltanto per l’attuazione della strategia, ma anche per l’espansione della cooperazione del gruppo dei BRICS sull’intera sfera dell’antiterrorismo. Il piano d’azione è stato ideato per concretizzare il lavoro del gruppo in questo settore, per portare la nostra cooperazione a un nuovo livello, per promuovere la sicurezza e aumentare la prosperità dei nostri cittadini.

Stiamo anche intensificando i contatti bilaterali di settore. L’anno scorso, sotto la guida del ministero degli Esteri russo, si sono tenute consultazioni interministeriali sul contrasto al terrorismo e su altre sfide e minacce. Le consultazioni hanno visto la partecipazione di Francia, Egitto, Germania, Italia, Pakistan, Spagna e Tagikistan.
— A Suo avviso, qual è il grado di minaccia terroristica che registriamo in Afghanistan dopo la salita al potere dei talebani**? È aumentato, è diminuito? In che modo la Russia intende aiutare le nuove autorità afghane a contrastare queste minacce?
— Com’è noto, non c’è stato un peggioramento drammatico dello stato di sicurezza in Afghanistan dopo la salita al potere dei talebani. Stiamo vedendo che le nuove autorità afghane si stanno sforzando per garantire la sicurezza e la stabilità nel Paese e hanno assicurato che nessuna minaccia alla sicurezza dei paesi terzi partirà dal territorio afghano. Naturalmente ci aspettiamo dei risultati concreti su questo tema.
Tuttavia, il rischio di diffusione del terrorismo, così come il traffico di sostanze stupefacenti, rimane vivo. L’attività dei gruppi terroristici all’interno dell’Afghanistan, e soprattutto nelle sue zone di frontiera, preoccupa i paesi vicini e l’intera macroregione.
Sebbene non si parli ancora di un aumento dell’attività terroristica ai nostri confini, siamo pronti a prestare aiuto nell’intensificazione degli sforzi antiterroristici in territorio afghano. La cooperazione bilaterale con i paesi della regione e il miglioramento delle capacità dei meccanismi regionali multilaterali, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, la Comunità degli Stati Indipendenti e altri.
— È possibile instaurare una cooperazione con gli Stati Uniti nel contrasto al terrorismo in Afghanistan? Sono stati presi in considerazione dei meccanismi o delle operazioni specifici? Questo tema è stato oggetto di discussione durante la recente visita a Mosca del direttore della CIA?
— La questione è di competenza dei servizi speciali preposti.
— Su indirizzo del presidente, il Ministero degli Esteri dialogherà con gli Stati Uniti e altri paesi della NATO in merito alle garanzie di sicurezza. Questo dialogo riguarderà, dunque, anche attività nell’ambito dell’informazione e della sicurezza cibernetica? Quali proposte intende avanzare la parte russa in merito?
— Inizierò dalla seconda parte della domanda. La Russia è leader nella sicurezza informatica internazionale. È stato proprio il nostro paese ad avviare la discussione su questo tema, sotto l’egida dell’ONU nel 1998, e da allora ha presentato ogni anno relativo progetto di risoluzione all’Assemblea Generale. A tal proposito, quest’anno il documento è stato presentato congiuntamente da Russia e Stati Uniti ed è stato approvato a larga maggioranza.
Su iniziativa russa, sono stati lanciati due importanti processi di negoziazione nel sistema delle Nazioni Unite: il Gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite sulla sicurezza nell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e sulle TIC stesse (per il periodo 2021-2025) e il Comitato speciale delle Nazioni Unite sull’elaborazione di una convenzione internazionale universale sulla lotta all’uso delle TIC per scopi criminali. Come obiettivo strategico abbiamo la creazione di un quadro giuridico internazionale che regolamenti lo spazio dell’informazione, per prevenire l’insorgenza di conflitti al suo interno. In termini concreti, durante la recente prima sessione del Gruppo di lavoro aperto delle Nazioni Unite, tenutosi a New York, abbiamo espresso l’idea di elaborare una convenzione universale delle Nazioni Unite in materia.
Abbiamo anche più volte presentato iniziative per riprendere l’interazione bilaterale con gli Stati Uniti in questo settore. In particolare, il 25 settembre 2020 il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha proposto un programma completo di misure per ripristinare il dialogo USA-Russia sulla sicurezza delle informazioni. Come risultato del vertice Russia-USA di giugno, tenutosi a Ginevra, alcuni dei suoi elementi sono già in fase di attuazione pratica. Inoltre, sotto l’egida dei consigli di sicurezza dei due Paesi, è stato avviato il dialogo interministeriale all’interno della piattaforma Cremlino-Casa Bianca. È in corso la fase di ripristino dei canali di comunicazione tra le autorità competenti.
Per quanto riguarda l’inclusione delle questioni relative alla sicurezza informatica internazionale nel dialogo con gli Stati Uniti e gli altri paesi della NATO sulle garanzie di sicurezza, i tempi non sono ancora maturi per parlarne. Al momento, il gioco è in mano agli Stati Uniti. Un ulteriore sviluppo delle nostre relazioni bilaterali su tutta la gamma di questioni relative alla sicurezza, compreso l’uso delle TIC, dipende dalla volontà degli Stati Uniti di partecipare ai negoziati e dalla loro volontà politica. Presumiamo che sia Washington sia Mosca siano consapevoli della particolare responsabilità dei rispettivi stati, in qualità di attori chiave nell’area della sicurezza informatica internazionale, nell’intento di prevenire la minaccia di uno scontro su larga scala nello spazio dell’informazione.

— È stato precedentemente riferito che l’ISIS, il Fronte al-Nusra e altri gruppi potrebbero usare il “canale migratorio ucraino” per trasferire combattenti nei paesi dell’UE e creare “cellule dormienti” in quest’area. Anche la Russia è in possesso di queste stesse informazioni? Non c’è forse il rischio che questi combattenti possano penetrare nella Federazione Russa passando per l’Ucraina? La Russia collaborerà con l’Ucraina per minimizzare questi rischi?
— La questione è di competenza dei servizi speciali preposti.
— Il problema del contrasto al terrorismo e al fondamentalismo su Internet sta diventando sempre più attuale. Possiamo aspettarci l’adozione di qualche accordo sulla regolamentazione congiunta di Internet o almeno su regole comuni da adottare all’interno dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, della Comunità degli Stati Indipendenti o di altre piattaforme di dialogo? La Russia si farà promotrice di tali accordi?
— Le questioni relative al contrasto al fondamentalismo e al terrorismo, così come l’uso e la regolamentazione di Internet, hanno acquisito particolare importanza negli ultimi anni e sono all’ordine del giorno di varie piattaforme internazionali.
I terroristi utilizzano sempre più le nuove tecnologie per promuovere le loro idee, reclutare nuovi sostenitori e finanziare le attività terroristiche. La pandemia di coronavirus, con le sue conseguenze in termini di restrizioni e riduzione dell’attività sociale, ha solo accelerato questo processo.
La ragione per cui i criminali sono così interessati a Internet è che garantisce l’anonimato ed è facile da usare. In cambio di una somma relativamente modesta, si ottiene facilmente accesso a molti milioni di persone in tutto il mondo e si riescono a diffondere le informazioni molto rapidamente. Gli attacchi degli hacker, gli attacchi alle infrastrutture critiche, così come il furto di dati sensibili, compresi i dati personali, le informazioni bancarie e così via, sono tutti effettuati via Internet. E questo è soltanto un elenco non esaustivo delle opportunità che le nuove tecnologie aprono ai terroristi.
La maggior parte degli stati, compresa la Russia, ma anche, per esempio, la Cina e gli stati membri dell’Unione Europea, si stanno muovendo per inasprire la loro legislazione nazionale che regola la pubblicazione di contenuti illegali su Internet. Sono in fase di elaborazione degli strumenti pratici per bloccare e rimuovere tali contenuti. In Russia a occuparsi di queste tematiche è l’agenzia Roskomnadzor.
Intanto, a livello internazionale, non vi sono ancora su queste tematiche regole o standard condivisi da tutte le parti. La cooperazione, dunque, è possibile principalmente nell’ambito dei meccanismi legali esistenti.
È ovvio che la portata del problema richiede che tutti gli stati uniscano le loro forze, insieme alla società civile e all’industria informatica, per combattere l’uso criminale di Internet.
Purtroppo, i tentativi della Russia di dialogare sul tema con i partner occidentali si scontrano, da un lato, con gli slogan sull’inviolabilità del principio della libertà di comunicazione su Internet e, dall’altro, con il desiderio reale di un certo numero di stati di accordarsi con le società informatiche alle proprie condizioni e di garantire la sicurezza dei loro cittadini in primo luogo.

Sosteniamo un approccio universale e globale a questo problema, rifuggendo il famigerato sistema dei “due pesi e due misure”, la politicizzazione dell’agenda internazionale antiterroristica e anti-fondamentalistica e la promozione egoistica di ristretti interessi personali. È su questi principi che è costruita la dichiarazione del Consiglio dei capi di Stato dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, da noi promossa e vertente sul contrasto alla diffusione dell’ideologia terroristica, separatistica e fondamentalistica, anche su Internet, approvata durante la presidenza russa dell’Organizzazione nel 2020. Nell’ambito delle attività del gruppo di lavoro BRICS sull’antiterrorismo, che si occupa di contrastare i contenuti illegali su Internet, così come all’interno della Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, si lavora attivamente su questi temi.
Alla riunione del Consiglio dei ministri dell’OSCE, tenutasi nel mese di dicembre del 2021 a Stoccolma, su iniziativa della Federazione Russa, è stata adottata una dichiarazione congiunta dei ministri degli Affari esteri degli Stati membri dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, vertente sulla prevenzione e il contrasto all’uso di Internet per finalità terroristiche, volta a consolidare gli sforzi per combattere l’ideologia terroristica e la diffusione di contenuti illegali, anche su Internet. Siamo impegnati nel dialogo con i partner su questo tema anche in altre piattaforme internazionali.
Per quanto riguarda le questioni di regolamentazione di Internet, la Russia è a favore dell’internazionalizzazione della governance di Internet e della partecipazione paritaria degli stati in questo processo, preservando il diritto sovrano degli stati di regolamentare il segmento nazionale di Internet e adottando un accordo sulla regolamentazione interstatale della governance di Internet, che risulterà efficiente soltanto se adottato da tutti gli stati.
Questi temi sono oggetto di discussione all’interno dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT), alle cui attività partecipiamo molto attivamente, compreso il lavoro di tutti i gruppi di studio e di lavoro dell’UIT senza eccezione.
Al fine di rafforzare la sua leadership in questa agenzia specializzata delle Nazioni Unite nel campo delle telecomunicazioni e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la Federazione Russa ha avanzato alcune candidature: Rashid Ismailov per la posizione di segretario generale dell’UIT e Nikolay Varlamov per un seggio nella nuova composizione del Consiglio di regolamentazione dell’Unione, nonché la propria candidatura per la rielezione al Consiglio dell’UIT. Le elezioni avranno luogo durante la Conferenza plenipotenziaria dell’UIT, che si terrà a Bucarest dal 26 settembre al 14 ottobre 2022.
Un’altra conferma del grande potenziale del nostro Paese nello sviluppo delle tecnologie digitali è il fatto che è stato selezionato per ospitare il 20° anniversario del Forum delle Nazioni Unite sulla governance di Internet nel 2025.
— A che punto è la creazione di una banca dati internazionale sui combattenti terroristi? Quali sono gli ostacoli alla sua creazione? Quando potrà essere creato? È possibile che si abbandoni quest’idea?
— Abbiamo costantemente sottolineato la necessità di adottare un approccio globale per contrastare il terrorismo in generale e il fenomeno dei combattenti terroristi stranieri in particolare. Le condizioni principali e primarie per ottenere risultati significativi nella soppressione delle attività di questa categoria di combattenti sono il controllo dei loro movimenti a livello mondiale e l’uso efficace di banche dati comuni relative a questi soggetti. A tal fine, su iniziativa della Federazione Russa, è stata creata nel 2008 la Banca dati internazionale antiterrorismo, che opera sotto l’egida del Comitato nazionale russo antiterrorismo.

Questa banca dati è stata concepita per lo scambio di informazioni tra i servizi speciali, organismi di sicurezza e di applicazione della legge nel campo del contrasto al terrorismo, per il supporto alle attività di analisi sulla valutazione e la reazione alle minacce terroristiche, nonché per finalità di ricerca. Le lingue ufficiali della Banca dati sono l’inglese e il russo.
Da un lato, l’attuale numero di partecipanti al lavoro della Banca dati è abbastanza significativo (59 agenzie di intelligence di 44 paesi stranieri e 9 organismi specializzati di organizzazioni internazionali), dall’altro, la formazione di un fronte unito contro il terrorismo (che è un male globale, che non può essere giustificato da nessuna motivazione) richiede il coinvolgimento di tutti gli stati, senza eccezione.
E su un piano più generale, abbiamo a lungo sostenuto la necessità di unire gli sforzi di tutti i membri responsabili della comunità internazionale nella lotta contro il terrorismo e di creare un’ampia coalizione antiterrorismo. In pratica, vediamo che alcuni partner preferiscono ricorrere all’uso dell’approccio “due pesi e due misure” e alla politicizzazione artificiale delle questioni antiterrorismo, rifiutando le iniziative presentate dalla Russia senza alcuna riflessione obiettiva. Questo, di per sé, gioca già a favore del terrorismo internazionale.
*Organizzazioni terroristiche estremiste illegali in Russia e in molti altri paesi.
**Organizzazione soggetta alle sanzioni dell’Onu per attività terroristiche.
L’opinione dell’autore potrebbe non riflettere la posizione della redazione.

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