Turchia: è ripresa oggi, martedì 4 gennaio, ad un anno di distanza la protesta di studenti e docenti dell’antica Università del Bosforo (Universitesi Bogazici, tra le più note di Istanbul e non solo). E’ rivolta contro la nomina dei rettori “fiduciari” (“kayyum”) da parte del governo del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Nel 2020 era stato proclamato rettore Melih Bulu, un aspirante parlamentare nelle file del partito conservatore Akp (“Partito della Giustizia e dello Sviluppo”), che è proprio di Erdogan. Nello stesso partito militava Emine Nur Gunay, sorella del precedente rettore, Mehmed Ozkan.
I manifestanti sono tornati a chiedere che le università turche siano di nuovo autonome; libere di decidere i propri rettori senza interferenze “dall’alto”, come avveniva prima del fallimentare colpo di Stato del 2016.
Anche i media italiani hanno dato una certa copertura alle proteste pachifiche avvenute in Turchia contro questo decreto nell’anno appena trascorso. Si è parlato delle proteste, ma anche della loro repressione.
Vi sono stati licenziamenti di professori ed incarcerazioni di studenti. Centinaia di loro sono stati tenuti dietro le sbarre “solo per giorni, e due, arrestati il 6 ottobre scorso, sono ancora in carcere. Erdogan ha definito coloro che protestano “terroristi”.
Per questa situazione, docenti universitari di altri Paesi hanno espresso in particolare ai colleghi solidarietà, come altri personaggi della cultura (tra i quali il Premio Nobel per la Letteratura Orhan Pamuk) e dello spettacolo.
Nel frattempo va detto che le manifestazioni hanno ottenuto un’importante vittoria: Melih Bulu è stato licenziato. E’ avvenuto il 14 luglio con decreto dello stesso Erdogan, che aveva “promosso” Bulu il 1° gennaio 2020. Tuttavia sempre il presidente ha nominato un altro personaggio, Naci Inci, scatenando nuove proteste rimaste inascoltate.