Afghanistan – Il divieto imposto dai talebani riguarda la provincia di Balkh e di Herat, ma il timore è che venga esteso su scala nazionale. Molte donne nel Paese non hanno modo di accedere all’acqua e ai servizi igienici.
Bagni pubblici vietati alle donne, in Afghanistan. La decisione arriva dal governo della provincia di Balkh, che ha interdetto l’uso dei bagni alle donne dall’inizio di questa settimana.
Un provvedimento che, al momento, sembra limitato a questa provincia e a quella di Herat ma il timore è che questo limite possa fare da apripista per altri divieti in altre province afghane.
Quello di vietare i bagni pubblici, in un Paese dove la povertà sta diventando endemica e l’accesso ai servizi igienici e all’acqua calda è sempre più un miraggio per gran parte della popolazione, rappresenta una grave violazione dei diritti umani. Nei bagni pubblici molti cittadini possono lavarsi e riscaldarsi. E ancora una volta a pagare il prezzo più alto saranno le donne, poiché sono proprio loro a usare regolarmente i bagni pubblici per il rituale di purificazione richiesto dalla legge islamica.
Dalla metà di agosto, dopo 20 anni in cui il denaro proveniente dall’estero aveva iniziato a creare nuovi diritti e libertà, le cose sono nuovamente precpitate. Migliaia di persone stanno affrontando l’inverno con immense difficoltà nell’approvvigionamento di legna da ardere e carbone per riscaldarsi e la fame è dilagante. Secondo l’Onu il 97% degli afghani potrebbe vivere al di sotto della soglia di povertà entro la metà dell’anno.
Nei quartieri di Herat, la povincia in cui è rimasto il nostro contingente in questi anni, solo il 39% ha un accesso adeguato e diretto all’acqua e ai servizi igienici.
Non è difficile capire quanto la decisione di vietare i bagni pubblici alle donne rappresenti un pericoloso discrimine.
Al Guardian, primo qutidiano a dare la notizia, le organizzazioni non governative che operano in zona hanno spiegato che la maggior parte delle famiglie non ha la possibilità di riscaldare grandi quantità di acqua e che per questo fanno affidamento sugli hammam in inverno. L’Islam richiede un rituale di pulizia dopo i rapporti sessuali, il cilco mestruale o il parto. Le donne che non hanno la possibilità di praticare il rituale a casa, per mancanza di acqua, vanno nei bagni pubblici.
Un salto indietro di 20 anni nel passato, all’epoca del primo governo talebano, in cui venne adotato un provvedimento simile.