Libano sempre più in crisi (tra l’altro dopo il tristemente noto incendio al porto di Beirut il 4 agosto del 2020 con i suoi 214 morti, 7000 feriti e 300.000 che hanno avuto la casa distrutta e le atmosfere da guerra civile che si sono respirate nell’ottobre 2021 con loro scontro tra opposte fazioni politico-religiose): si è registrata una perdita del valore della lira in confronto al dollaro, parallelamente ad un aumento generale di pane e benzina. Ci sono state diverse manifestazioni di protesta.
Allarme da parte dei sindacati dei panettieri e dei benzinai. L’ANSA spiega che “sul mercato di cambio, un dollaro è oggi scambiato a 33mila lire, un record negativo sorprendente considerando il fatto che la il dollaro veniva scambiato alla fine del 2019 al tasso fisso di 1.500 lire. La lira ha perso più del 95% del suo valore in due anni.
Il Libano è in default economico dal marzo 2000. Il sistema bancario libanese è fallito e da allora è stato di fatto imposto il controllo dei capitali in valuta pesante a piccoli e medi risparmiatori. Il tasso di inflazione così come quello di disoccupazione continuano a salire in un contesto di perdurante tensione sociale e politica.”
Pochi giorni fa, inoltre, si sono verificati altri backout, annunciati dalla compagnia pubblica responsabile della distribuzione dell’elettricità in Libano (Edl). Ha attaccato i dimostranti, sostendo che abbiano sabotato la rete elettrica di una centrale nel comune di Armoun, a nord di Beirut. Intervistato in TV la Vigilia di Natale, il presidente libanese Michel Aoun ha dichiarato che dovrebbero volerci 6 o 7 anni, per uscire dalla crisi. Lo riporta il sito “Sicurezza Internazionale”.