Qatar – Usa sempre più vicini. Anche l’Europa è sempre più vicina al paese arabo, nonostante ci siano prove che quest’ultimo sostenga e finanzi i Fratelli Musulmani e il terrorismo internazionale. Il quotidiano “La Repubblica” rende noto che ieri, lunedì 31 gennaio, in un vertice alla Casa Bianca con il presidente americano Joe Biden, l’emiro Tamim bin Hamad al – Thani (primo leader del Golfo a recarsi Oltreceano durante la nuova amministrazione) ha dichiarato il suo Stato disponibile a dare più gas al Vecchio Continente; a condizione che gli Usa chiedano ai paesi asiatici a cui sarebbe dovuto andare, di lasciare che le navi lo portino altrove. Ciò anche per via della crisi ucraina.
Attualmente il gas liquido soddisfa una piccola parte del fabbisogno del nostro paese e dell’Europa ed è coperto quasi per metà (40%) dalla Russia. A livello mondiale, i primi esportatori sono gli Usa, superando il Qatar a dicembre con 7,7 milioni di tonnellate. A livello europeo, però, continua ad esportare di più l’emirato “con 17,5 miliardi di metri cubi nel 2020”. C’è stato comunque “un calo del 25,5 rispetto al 2019”. Seguono “la Nigeria con 15,6 miliardi, la Russia con 41,1 e gli Usa con 13,4”. Significa in tutto “poco più di 80 miliardi di metri cubi, ossia meno di un quarto di fabbisogno complessivo del continente, che è di oltre 400 miliardi” (fonte sempre “La Repubblica”).
Il portale “Luiss” sulla Sicurezza Internazionale sottolinea che il Qatar è diventato da ieri uno dei principali alleati degli Stati Uniti tra i paesi non NATO. Significa che ora si vedrà riconosciuti particolari vantaggi dal punto di vista economico e militare e quindi di sicurezza.
L’intenzione è stata annunciata e notificata da Biden in persona a Nancy Pelosi, presidente della Camera dei Rappresentanti. Il Qatar va così ad aggiunsersi ad Egitto, Giordania, Marocco, Tunisia, Kuwait, Bahrain, Israele, Afghanistan, Pakistan Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Brasile, Giappone, Corea del Sud, Filippine e Thailandia. Importante alleato ma non formalmente è inoltre Taiwan. Lo gridiamo ancora una volta: urge una “sveglia” degli Stati Uniti e dell’Unione europea.