Lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che l’anno scorso, scatenando doverose proteste nazionali ed internazionali, ha ritirato il suo Paese nientemeno che dalla Convenzione di Istanbul, storico trattato europeo sulla protezione delle donne dalla violenza del quale era stato il primo firmatario una decina di anni fa, ha annunciato una serie di misure volte proprio a frenare gli atti di violenza contro le donne. E’ avvenuto oggi, venerdì 4 marzo. Cosa sta succedendo?
Erdogan ha affermato che le previste riforme giudiziarie comporteranno un aumento delle pene detentive quando vengono perpetrati atti di “uccisione intenzionale, lesioni deliberate, tortura e maltrattamenti” contro le donne e aumenteranno la pena detentiva minima per crimini o minacce contro ex o attuali coniugi.
Secondo i piani, lo stalking persistente sarebbe punibile con il carcere e le donne vittime di violenza sarebbero assegnate ad avvocati gratuitamente, ha affermato Erdogan. Egli ha aggiunto che gli autori di reati non potrebbero beneficiare di riduzioni penali a meno che non “mostrino concreti segni di rimorso” e non si limitino a mostrare un buon comportamento durante i processi.
Alcuni funzionari del partito orientato all’Islam di Erdogan avevano sostenuto una revisione dell’accordo, affermando che non è coerente con i valori conservatori della Turchia “incoraggiando il divorzio e minando il tradizionale nucleo familiare”. I critici hanno anche affermato che il trattato “promuove l’omosessualità”.
Il governo di Erdogan aveva dichiarato di rimanere impegnato a proteggere le donne, anche se si stava ritirando dal trattato.
Un totale di 72 donne sono state uccise in Turchia dall’inizio dell’anno, secondo la “We Will Stop Femicide Platform”. Almeno 416 donne turche sono state uccise nel 2021, con dozzine di altre trovate morte in circostanze sospette, riferisce ancora il gruppo.
Il leader turco ha detto che le riforme saranno presto sottoposte al parlamento per l’approvazione.