Pakistan: “Asia News” riferisce che l’Alta Corte di Lahore ha inflitto pene esemplari a 88 degli 89 arrestati per il linciaggio di Priyantha Kumara Diyawadana, un dirigente di fabbrica 49enne originario dello Sri Lanka, ucciso nella città di Sialkot, nel Punjab, il 3 dicembre 2021, con l’accusa di blasfemia. Sei imputati sono stati condannati alla pena capitale (comunque contestata dalle associazioni pachistane per i diritti umani) ed altri 9 al carcere a vita. Per il resto sono stati comminati dai 2 ai 5 anni di carcere. Le prove di colpevolezza degli indagati, sono stati dei filmati trovati sui cellulari di 55 di loro e alcune testimonianze di persone ora protette dalle autorità.
L’attivista Mariyam Kashif Anthony, di Karachi, ha affermato: “Ci aspettiamo che anche per altre vittime delle accuse di blasfemia si possa giungere a un processo in tempi altrettanto rapidi. Ci sono tuttora molto persone in carcere perché vittime di questo tipo di accusa”, ha poi sottolineato.
Naveed Walter, presidente dell’organizzazione Human Rights Focus Pakistan (HRFP), pur condannando la pena di morte, ha elogiato”la coraggiosa decisione di consegnare i colpevoli alla giustizia. La decisione – ha aggiunto – è un chiaro messaggio che le false accuse di blasfemia danneggiano l’immagine del Pakistan e le persone soffrono forme di violenza estrema per crimini che non hanno commesso”.
“Chiediamo che gli studenti delle scuole e delle madrase – ha detto ancora – siano sensibilizzati e che la mentalità sul fondamentalismo religioso cambi”. Walter ha anche chiesto di vietare legalmente che gli assassini di persone accusate di blasfemia, vengano dipinti come eroi, perché non vengano imitati dai giovani e di evitare linciaggi come quello appena condannato.