Turchia: ha fatto divampare l’indignazione, la condanna all’ergastolo, domenica 24 aprile, dell’attivista dei diritti umani Osman Kavala, imprenditore e filantropo, 64 anni, già in carcere da oltre quattro anni a Silivri, nei pressi di Istanbul. Ong e sindacati sono scesi in piazza in numerose province del Paese.
Lo ha reso noto il quotidiano turco “BirGun”, che ha parlato di manifestazioni organizzate nel pomeriggio in 16 province come quella di Istanbul, Ankara e Smirne (terza città più grande della Turchia).
Kavala è stato condannato ad una sorta di carcere a vita “aggravato” (si legge sul web), paragonabile al nostro “41bis”, per essersi opposto al regime di Recep Tayyip Erdogan. In particolare avrebbe tentato di rovesciarlo, sostenendo le famose proteste ai Gezi Park nel 2013 e il fallito colpo di stato nel 2016.
In favore dell’attivista si erano spesi lo scorso anno dieci diplomatici occidentali (per esempio di Francia, Germania e Stati Uniti), chiedendo il suo rilascio nel 4° anniversario del suo arresto (18 ottobre 2017); ma Erdogan aveva minacciato di espellerli.
Per Kavala si sono espressi anche Amnesty International, il dipartimento di Stato americano ed alcuni parlamentari europei. La Germania ha chiesto che il condannato venisse subito rilasciato e gli Usa hanno tra l’altro definito “ingiusta” la sentenza.
Il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha scritto su Twitter che l’amministrazione del suo Paese è “profondamente turbata e delusa dall’ingiusta condanna del difensore dei diritti umani e filantropo Kavala” e domandato “ancora una volta alla Turchia di rilasciare lui e tutti gli altri che sono detenuti arbitrariamente”. Sono stati condannati domenica a 18 anni di carcere altri sette imputati.
Amnesty ha definito l‘ergastolo inflitto a Kavala “parodia motivata politicamente” e “tentativo di mettere a tacere voci indipendenti” (incluse quelle dei condannati con lui). “Oggi abbiamo assistito a una parodia della giustizia di spettacolari proporzioni” ha dichiarato il direttore dell’organizzazione umanitaria Nils Muiznieks. Lo si legge in un comunicato in cui la sentenza è definita “un colpo per chiunque creda nella giustizia e nell’attivismo a favore dei diritti umani in Turchia e altrove”.
Per la vicenda, a febbraio il Consiglio d’Europa ha avviato una procedura di infrazione nei confronti di Ankara, perché Kavala non era stato rilasciato, come chiesto con forza dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.