Pakistan, nuove vittime dell’intolleranza religiosa: “AsiaNews” riporta che nella giornata di ieri, domenica 15 maggio, due uomini sikh, Saljit Singh, 42 anni, e Ranjit Singh, 38, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco a Peshawar.
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Sono avvenute manifestazioni di cordoglio da parte della comunità sikh ed altre ed un sit – in ha bloccato la Grand Trunk Road, una delle strade principali più antiche e lunghe presenti in Asia. La polizia sta indagando sulla dinamica dei fatti: si parla di un contenzioso per denaro o proprietà finito male, ma si teme che sotto ci sia dell’altro.
Il primo ministro Shehbaz Sharif, a seguito di un precedente attentato, ha chiesto maggior sicurezza per la popolazione, minoranze incluse. Sono intervenuti anche il ministro dell’Interno Rana Sanaullah, che si è appellato all’ispettore generale della polizia, e mons. Humphrey Sarfaraz Peter, vescovo di Peshawar, si è rivolto al governo perché faccia arrestare i colpevoli dell’attacco e ha dichiarato che “alcuni malviventi vogliono disturbare la pace e l’armonia interreligiosa della città”.
Intanto è emerso il caso dell’ennesima ragazza, cristiana, rapita per costrigerla a sposare un musulmano e convertirsi all’islam. Lei si chiama Aleeza Naeem Masih, ha 19 anni, ed è una studentessa di Faisalabad.
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E’ figlia unica ed è sparita il 13 marzo scorso. E’ stata sequestrata e a quanto pare si sa anche da chi. Si tratta di tre musulmani di cui si sanno i nomi, Muhammad Rashid, Muhammad Hassan e Muhammad Sarwar, mentre si stava recando all’università. Il padre di Aleeza, Naeem, ha denunciato alla polizia la scomparsa della figlia e il giorno successivo è stata aperta un’inchiesta a carico di ignoti.
Numerose ong, in primis Human Right Focus Pakistan (Hrfp), si rivolgono al governo per far luce su questo e numerosi casi analoghi. Il presidente di Hrfp, Naveed Walter, ha spiegato ad “Asia News”che l’unica cosa da fare, è sporgere denuncia. Ha aggiunto però che le autorità hanno perlopiù “un comportamento discriminatorio”. Al vaglio dello stesso governo c’è un disegno di legge contro le conversioni forzate.