Turchia: da dove arrivano i misteriosi flussi di capitale che rimpinguano la banca centrale turca?

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Turchia: da dove arrivano i misteriosi flussi di capitale che rimpinguano la banca centrale turca? – A luglio sono stati registrati 5,5 miliardi di dollari, che portano l’ammontare di questi misteriosi flussi di capitale diretti alla Banca Centrale turca a 24,4 miliardi di dollari per i primi sette mesi dell’anno. Ma da dove provengono? L’articolo di Le Monde

Trovare fondi per rilanciare l’economia in difficoltà, scrive Le Monde, è una sfida importante per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che non vede di buon occhio le cruciali elezioni (presidenziali e parlamentari) previste per giugno 2023.

Dall’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio, i deficit non hanno fatto che aumentare. La causa è l’aumento globale del prezzo delle materie prime e dell’energia (gas e petrolio) che la Turchia, il Paese più industrializzato della regione, importa massicciamente, soprattutto dalla Russia.

Rieletto regolarmente per vent’anni sulla base delle sue promesse di prosperità economica, il presidente Erdogan ha ora diverse spine nel fianco. Tra questi, il deficit delle partite correnti (bilancia commerciale e scambi finanziari con l’estero), il cronico deficit commerciale, l’inflazione dei prezzi al consumo (85,5% a ottobre), determinata dall’esplosione della bolletta energetica e dal continuo deprezzamento della valuta locale, la Lira turca (TL).

La mancanza di valuta estera e il finanziamento del deficit delle partite correnti sono problemi ricorrenti dell’economia turca, che dipende dai capitali stranieri per svilupparsi. Ma il Paese non può più contare su di essi, con gli investimenti diretti esteri scesi al livello più basso, 5,7 miliardi di dollari (5,5 miliardi di euro) nel 2020 rispetto ai 19 miliardi di dollari del 2007, secondo la Banca Centrale di Turchia (BCT).

Per colmare le lacune, il governo ha trovato un trucco, rivelato nei bilanci pubblicati dalla BCT a metà settembre. Sotto la voce “errori e omissioni netti” sono contabilizzati i flussi di capitale la cui origine non è specificata, ma le cui proporzioni sono piuttosto consistenti.

A luglio sono stati registrati 5,5 miliardi di dollari, che portano l’ammontare di questi misteriosi flussi di capitale a 24,4 miliardi di dollari per i primi sette mesi dell’anno. Tale cifra è sufficiente a coprire parte del deficit delle partite correnti, stimato in 36,7 miliardi di dollari per i primi nove mesi del 2022.

Parte di questi misteriosi flussi di capitale si spiega con il rimpatrio, del tutto legale, di valuta estera detenuta dal settore privato all’estero. Gli esportatori turchi rimpatriano i loro guadagni in Turchia, costretti a rispettare le misure che il governo ha recentemente messo in atto, obbligandoli a convertire il 40% dei loro guadagni in valuta estera in LT.

Il titolo con cui sono elencati questi beni implica che la loro origine sarà specificata in seguito, quando i trasferimenti saranno confermati. I dati del conto corrente sono calcolati in base a modelli di spesa a lungo termine che possono essere rivisti in seguito. Gli “errori netti e le omissioni” dovrebbero costituire un’eccezione, mostrando solo cifre minori. Nel caso della Turchia, le cifre sono fuori linea.

L’unica certezza è che il peso di questi flussi di capitale da fonti sconosciute non ha fatto che aumentare dal 2018, anno in cui Erdogan è diventato “iper-presidente”, assumendo il ruolo di presidente, primo ministro, capo delle forze armate e anche uno dei principali responsabili della politica economica. “Io sono l’economia”, dichiara ripetutamente. Nello stesso anno, il flusso di capitale di origine non determinata è stato pari a 22,7 miliardi di dollari.

Il timore è che in Turchia questa voce venga utilizzata come rifugio per i capitali dell’economia grigia, che sono reali ma impossibili da quantificare. L’inserimento nel 2021 del Paese nella lista grigia del Gruppo d’azione finanziaria internazionale (Financial Action Task Force), l’organismo globale responsabile del monitoraggio della lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo, non fa che rafforzare questa preoccupazione.

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