Il Marocco in aiuto a Kiev per opporsi all’aggressione di Putin – Negli ultimi giorni il Marocco, Stato dell’ Africa settentrionale situato nella parte più occidentale del Maghreb, ha occupato i resoconti dei media per le imprese della sua squadra calcistica ai Mondiali e per le implicazioni sullo scandalo del qatargate. Precedentemente invece tenevano banco le tensioni con la vicina Algeria sulla questione dell’indipendenza del Saharawi. Ma la guerra in Ucraina con le sue implicazioni internazionali ha determinato un nuovo elemento di novità geopolitica per questa monarchia costituzionale il cui sovrano è Mohammed VI. Il Marocco infatti ha deciso di fornire armamenti a Kiev per opporsi all’aggressione di Putin. Una novità clamorosa, non solo perché è il primo Stato africano a prendere questa decisione ma perché rappresenta un deciso e concreto cambio di tendenza rispetto all’astensione sul voto di condanna dell’invasione russa deciso dall’assemblea Onu e alla successiva mancanza di adesione alle sanzioni contro Mosca. Il Premier Aziz Akhannouch ha deciso di rispondere positivamente alle pressioni americane stabilendo di non mettere a disposizione della Russia lo scalo di Casablanca dove Putin voleva creare un terminal per la gestione delle merci di importanza strategica. Ma insieme a questo ha stabilito che il suo Paese invierà a Kiev i pezzi di ricambio dei carri armati T- 72 che entrambi hanno in dotazione e che rappresentano per gli ucraini una componente fondamentale per la difesa. Le ragioni di questo vero e proprio sgarro a Putin hanno sicuramente ragioni internazionali determinate dalla scelta di tipo occidentale e atlantista del Marocco che, ricordiamo, è il Paese africano che ha cercato di più la vicinanza politica con l’Unione Europea, a cui ha fatto anche domanda di adesione, ma riflettono anche i problemi determinati dalle forti e preoccupanti frizioni con l’Algeria per la questione dell’indipendenza del popolo Saharawi. E il fatto che Algeri continui la collaborazione con Gazprom sulle risorse energetiche ha indirettamente provocato un atteggiamento favorevole degli Stati Uniti verso Rabat su una questione che costituisce un grave pericolo per la convivenza pacifica nel Maghreb. A ciò si aggiunge la decisione della Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) di concedere un prestito al Marocco di 100 milioni di euro per la costruzione del porto di Nador, nel Mediterraneo occidentale. Questo porto di inserisce in un piano di sviluppo più ampio del Paese africano essenziale per ridurre le disparità regionali, per attrarre investimenti esteri e per contribuire alla ripresa economica. Rabat inoltre prosegue la collaborazione militare, sulla sicurezza e commerciale anche con Israele (in Marocco gli ebrei hanno da tempo completa libertà di religione). Sono stati firmati accordi e protocolli di intesa che prevedono l’acquisto di armamenti e di tecnologia da Tel Aviv e pianificazione di esercitazioni militari congiunte. Anche per quanto riguarda la questione palestinese, da sempre nel cuore di Rabat, si è andati alla ricerca di un accordo tra le parti con il riconoscimento dei diritti di entrambi. Lo scorso anno il Marocco ha acquistato il sistema anti droni israeliano Skylock Dome in grado di identificare e neutralizzare droni ed ha portato a termine un accordo per la realizzazione nel territorio magrebino di due fabbriche per la costruzione di droni particolarmente sofisticati.
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