Francia: proteste contro la riforma delle pensioni, governo in bilico – Attese nuove manifestazioni dopo le barricate e gli scontri a Parigi con 61 arresti. Lunedì Borne alla prova dell’Assemblea nazionale: decisivi i Repubblicani. I sindacati: la mobilitazione andrà avanti.
Si profila un week end ad alta tensione in Francia dove, dopo l’approvazione forzata del disegno di legge sulla riforma delle pensioni, l’intersindacale ha indetto numerose manifestazioni di protesta. Il timore è soprattutto che gli scioperi previsti nelle raffinerie possano bloccare la fornitura di carburante, creando gravi disagi.
Il ministro dell’Industria, Roland Lescure, ha lasciato intendere che il Governo, in caso di blocco in questo settore, potrebbe procedere alla precettazione. Almeno due raffinerie, quella di PetroIneos a Lavera (Bouches-du-Rhone) e la raffineria Normandy di TotalEnergies a Gonfreville-l’Orcher (Manche), potrebbero essere chiuse da questo fine settimana e al più tardi lunedì, secondo la CGT.
Finora gli scioperanti si erano accontentati di bloccare le spedizioni di carburante, ma le raffinerie hanno continuato a produrre. “Abbiamo dimostrato in autunno di saperci prendere di nuovo le nostre responsabilità, le prenderemo”, ha detto il ministro a France Info in riferimento alle precettazioni già scattate per sbloccare siti petroliferi durante gli scioperi salariali. Le stesse misure, ha aggiunto, sono state già prese per i netturbini a Parigi.
Intanto, in attesa del voto sulle mozioni di sfiducia di lunedì che potrebbe decidere le sorti del Governo Borne, per questo fine settimana sono previste numerose manifestazioni di protesta: a Parigi un raduno è previsto a Place d’Italie alle ore 18, altri appuntamenti sono previsti in tutta la Francia, a Montpellier, Marsiglia, Brest e Tolone.
Lo sciopero generale indetto dai sindacati è stato fissato il 23 marzo, si tratta della nona giornata di blocco. Le due mozioni di sfiducia al governo presentate all’Assemblea Nazionale francese dovrebbero essere esaminate lunedì a partire dalle 16. Nel caso in cui anche una sola fosse approvata, l’esecutivo dovrà dimettersi e la riforma delle pensioni non sarà più’ legge.
La premier Elisabeth Borne e i suoi ministri sono in bilico e i deputati Republicains saranno l’ago della bilancia in questa votazione, così come nelle altre di questa legislatura. Alcuni di loro hanno già annunciato che voteranno a favore della sfiducia, perché contrari alla riforma o non contenti del ricorso all’articolo 49 comma 3 della Costituzione per approvarla, che ha privato l’Assemblea Nazionale della possibilità di esprimersi sul testo.
Secondo Le Figaro comunque al momento non sono molte le possibilità che una delle due mozioni possa passare: servono 287 voti ma al momento sarebbero fra 261 e 272 quelli contro il governo. Più precisamente, 88 voti dai deputati del Rassemblement National di Marine Le Pen, 149 dalla Nupes di Jean-Luc Melenchon, fra 6 e 15 dai Republicains, fra 16 e 17 dal gruppo indipendente Liot e fra 2 e 3 dai non iscritti a un gruppo.