Grecia: il centrodestra ha vinto le elezioni – Le elezioni che si sono svolte domenica in Grecia sono state vinte da Nuova Democrazia, il partito di centrodestra dell’ex primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Con circa il 90 per cento delle schede scrutinate, ha ottenuto il 40,5 per cento dei voti, un risultato che gli permetterà di avere 158 seggi su 300 in parlamento e di governare senza grossi problemi da solo. Gli altri partiti più votati sono stati Syriza, il partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras, che ha ottenuto il 17,8 per cento (pari a 47 seggi), PASOK, storico partito del centrosinistra greco, che ha preso circa il 12 per cento (32 seggi), e i comunisti del KKE, con il 7,5 per cento (20 seggi), seguiti dai partiti di estrema destra degli Spartani e Soluzione Greca (entrambi con poco più del 4 per cento e rispettivamente con 13 e 12 seggi).
Quelle di oggi sono state le seconde elezioni in Grecia in poco più di un mese. Già alle elezioni di maggio Nuova Democrazia aveva vinto nettamente, con il il 40,7 per cento dei voti contro il 20 per cento di Syriza. Ma nonostante il buon risultato aveva ottenuto solo 146 seggi sui 300 che compongono il parlamento unicamerale della Grecia, e quindi non era riuscita a raggiungere la maggioranza assoluta. Mitsotakis, convinto di poter migliorare il proprio risultato con un nuovo voto, si era rifiutato di formare un governo di coalizione, e poiché tutti gli altri partiti non erano stati in grado di formare un esecutivo nel giro di pochi giorni, erano state indette nuove elezioni.
Alle elezioni di maggio si era però votato con un sistema proporzionale puro, mentre nelle elezioni di domenica è entrato in vigore un nuovo sistema elettorale approvato nel 2020 dal governo di Mitsotakis, che assegna un premio di maggioranza flessibile: il partito vincitore delle elezioni ottiene 20 seggi in più se raggiunge il 25 per cento dei voti e a salire fino a 50 seggi in più se raggiunge il 40 per cento.
Per questo, ma non solo, la vittoria di Nuova Democrazia era ampiamente attesa. Mitsotakis ha una grande popolarità nel paese, soprattutto per via dei grossi successi economici ottenuti nei suoi anni al governo. Partendo da alcuni buoni risultati del governo precedente guidato da Alexis Tsipras, che era stato primo ministro tra il 2015 e il 2019, Mitsotakis ha adottato politiche economiche pensate per favorire le imprese (a cui ha abbassato notevolmente le tasse) e stimolare gli investimenti.
La Grecia ha avuto un periodo di crescita economica piuttosto sostenuta, il tasso di disoccupazione si è più che dimezzato rispetto al suo picco del 2015 (era al 27,5 per cento, oggi è poco sopra l’11) e per la prima volta dopo oltre un decennio di tagli il governo ha aumentato, anche se di poco, le pensioni e il salario minimo. La Grecia ha anche ripagato in anticipo i prestiti del Fondo monetario internazionale che erano stati contratti durante la crisi dei debiti sovrani e molti ritengono che per la prima volta in 13 anni i suoi titoli di stato potrebbero ottenere un giudizio positivo dalle agenzie di rating.
La gestione economica di Mitsotakis non è stata comunque senza polemiche: in particolare, la crescita del paese è ritenuta piuttosto diseguale, e il deficit è ancora alto: significa che lo stato greco spende più di quello che guadagna, e questo potrebbe essere un problema sul lungo periodo.
Nelle ultime settimane la campagna elettorale si era concentrata soprattutto intorno al caso del naufragio del barcone di migranti al largo delle coste di Pilo, in cui si stima che siano morte centinaia di persone e che è uno dei più gravi disastri degli ultimi anni nel Mediterraneo. In Grecia il dibattito si era concentrato sulle presunte responsabilità della Guardia costiera e sull’estrema durezza delle politiche migratorie volute dal governo. Mitsotakis aveva risposto alle accuse difendendo la Guardia costiera e sostenendo che le responsabilità erano degli scafisti, che aveva definito «miserabili» e «feccia umana».