Spagna: il re ha dato al leader dei popolari Feijoo l’investitura per quella che i socialisti definiscono “la cronaca di un fallimento annunciato” – Il leader dei popolari spagnoli, Alberto Nunez Feijoo, ha ricevuto ufficialmente l’incarico di formare un governo e ora avrà un mese per provare a trovare il supporto necessario in Parlamento, un’impresa che sembra destinata con ogni probabilità al fallimento. Dopo che ieri l’incarico gli è stato conferito, come da rituale, dal Re Filippo VI, la presidente del Congresso, la socialista Francina Armengol, ha fatto sapere che la seduta di investitura del primo ministro incaricato avrà luogo il 26 e 27 settembre. La decisione di fissare la seduta del Parlamento tra un mese “è stata concordata col candidato” che avrà il tempo di “condurre trattative con i rappresentanti delle forze politiche”, ha detto Armengol.
Un candidato a diventare primo ministro deve ottenere una maggioranza assoluta nell’assemblea di 350 membri in una prima votazione, o una maggioranza semplice di più sì che no in una seconda votazione tenutasi entro due giorni dalla prima. Per il Psoe “l’investitura di Feijoo è la cronaca di un fallimento annunciato”, ha detto il portavoce dei socialisti al Congresso, Patxi Ló pez. Nonostante aver guagnato la maggioranza relativa alle elezioni anticipate dello scorso del 23 luglio, al momento i numeri in Parlamento per la fiducia a Feijoo non ci sono: il politico dispone di 172 voti sicuri, quattro in meno dei 176 necessari a raggiungere la maggioranza assoluta. Sono quelli del suo PP (137), dell’estrema destra di Vox (33), e i 2 di Unión del Pueblo Navarro (Upn) e Coalición Canaria (Cc).
I Popolari corteggiano i baschi liberali del Partido Nacionalista Vasco (Pnv) e aprono al dialogo con i catalani di Junts, almeno per ottenere una astensione che possa consentire al governo di partire. Ma le possibilità di successo sembrano minime. Conquistare i partiti regionalisti e mantenere Vox a bordo è un difficile gioco di equilibri per Feijoo, dato che il gruppo di estrema destra è uno strenuo oppositore del decentramento dello Stato e della concessione di maggiore autonomia alle regioni. Lo stesso PP è da anni in contrasto con i partiti separatisti della Catalogna. Il Pnv si è già rifiutato di negoziare con il leader popolare a causa della sua dipendenza da Vox.
Il primo ministro ad interim, il socialista Pedro Sanchez, ha dichiarato che cercherà di ottenere un altro mandato se Feijoo dovesse fallire nel suo tentativo. La scorsa settimana è riuscito a raccogliere 178 voti per far eleggere la sua candidata Armengol come presidente della Camera, con il sostegno del suo partner di estrema sinistra Sumar e di un insieme di partiti minori tra cui il Pnv, il separatista catalano Esquerra Republicana (Erc) e Insieme per la Catalogna (Junts) di Carles Puigdemont. I numeri però sono risicatissimi anche per Sanchez. Il leader del Psoe conta attualmente su 152 voti: i 121 seggi del suo Partito socialista e i 31 deputati di Sumar, con il quale intende governare in coalizione. Servono poi accordi con l’Ecr (7voti), con i baschi di Eh Bildu (6) e del Pnv (5), con il Blocco Nazionalista Galiziano (Bng, 1 voto) e infine con Junts x Catalunya, di Puigdemont, che ha sette deputati. Non sarà un’impresa da poco.