UE Bruxelles: trattori in assedio, roghi e scontri – “Il futuro è l’Europa”, recita un grande murale che guarda i palazzi della Commissione e il Consiglio dell’Ue nel cuore di Bruxelles. Di solito tende a spiccare, con il suo celeste di sfondo alla scritta, rispetto al grigiore dei palazzi e, spesso, del cielo belga. Ma oggi era offuscato, a tratti coperto e invisibile, e non per la pioggia che cadeva battente. A oscurarlo c’erano roghi e fuochi di copertoni, di patate e di paglia; c’erano petardi e fumogeni che esplodevano e gas lacrimogeni sparati in risposta, annerendo sia l’aria che la pioggia e spalmando sulla zona odori acri e irritanti. Erano le proteste degli agricoltori con i loro mille trattori. I primi sono entrati a Bruxelles intorno a mezzanotte.
Alle 6.15 del mattino la società dei trasporti pubblici, Stib, sui suoi profili social raccomandava a tutti gli utenti di preferire le metro ai bus e ai tram che in superficie nel corso della giornata avrebbero subito pesanti perturbazioni. Sempre prima dell’alba, la polizia annunciava che sarebbero state chiuse le principali strade del quartiere europeo – come Rue de la Loi e la rotonda Schuman, su cui si affacciano Commissione e Consiglio, e le vie limitrofe che arrivano fino al Parlamento europeo.
Un’ora più tardi, è stata comunicata la chiusura delle stazioni Schuman e Maelbeek della metropolitana, quelle del quartiere europeo, e sono state annunciate tutte le principali code registrate sulle autostrade. Si è preparata in questo modo la popolazione e la città di Bruxelles al ritorno dei trattori, cioè alla seconda manifestazione massiccia di agricoltori provenienti da diverse parti d’Europa tra cui l’Italia dopo quella del primo febbraio.
Alle 8.30 del mattino la stampa locale riportava oltre trecento trattori, ma il conteggio ufficiale della polizia di Bruxelles, alle 11, ne ha dichiarati tre volte di più, novecento. Le motivazioni delle proteste, rispetto alla prima protesta a inizio febbraio, sono rimaste intatte: prezzi equi, reciprocità di regole nelle importazioni, no a porzioni di terreno incolte, stop agli accordi di libero scambio, in particolare quello con il Mercosur.
Le motivazioni
“Oggi siamo di nuovo a Bruxelles per ribadire con forza quello che 15 giorni fa avevamo chiesto a Ursula von der Leyen. C’è stata un’apertura in termini di proposte che la Commissione ha avanzato, ma abbiamo la necessità di avere la certezza dei tempi rispetto all’attuazione degli stessi regolamenti modificati, in termini di semplificazione, di risorse economiche stanziate e nel senso di andare oltre quello che è il limite degli aiuti di Stato che fino a oggi abbiamo avuto, per poter intervenire nei confronti anche di tutte quelle filiere produttive che oggi hanno forti criticità”, ha dichiarato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, alla stazione Luxembourg, davanti al Parlamento europeo. Diverse le centinaia di agricoltori italiani arrivati nella capitale Ue: tutti rigorosamente in divisa gialla Coldiretti, pure il cappello e l’ombrello.
Gli italiani sono principalmente rimasti a piazza Luxembourg, davanti al Parlamento europeo, e hanno preso le distanze dagli episodi più violenti o quanto meno agitati della protesta. In questo caso, la zona dell’Eurocamera ha svolto più un ruolo di “parcheggio” dei trattori che di azione – il primo febbraio invece i manifestanti si ammassarono nella piazza antistante e alcuni vandalizzarono anche la statua centrale – e il fulcro delle proteste è stato in Rue de la Loi e in Rue d’Etterbeek, davanti al Consiglio.
Gli scontri
In Rue de la Loi, i manifestanti sono arrivati fin dove hanno potuto, ovvero all’altezza di uno dei tre palazzi del Consiglio, dove sono stati bloccati dallo sbarramento delle forze di polizia. Lì, non troppo distanti dagli occhi del murale che recita che il futuro è l’Europa, hanno tirato uova e petardi verso la linea della polizia e hanno accatastato copertoni e paglia per poi incendiarli: ai fuochi la polizia, in assetto antisommossa, ha risposto con gli idranti.
Lo stesso copione andava in scena in Rue d’Etterbeek, che si trova a un livello inferiore a Rue de la Loi. Qui i manifestanti tiravano petardi e fuochi d’articifio da due parti opposte della strada agli agenti che erano nel mezzo: dall’altezza della stazione metro di Maelbeek e dall’altezza dell’Europa Building, sede del Consiglio dell’Ue, cioè della piazza Jean Rey, diventata un parcheggio per trattori.
Alcuni manifestanti hanno cercato lo scontro tirando pali e bottiglie contro la polizia che ha fronteggiato i due lati della protesta con lanci di gas lacrimogeni e con l’uso degli idranti contro i fuochi appiccati e contro alcuni manifestanti. Intanto, in quello stesso cuore Ue di Bruxelles immerso nel fumo e nei fuochi, i ministri dell’Agricoltura si riunivano per discutere di come sedare o, almeno, arginare il malcontento del settore. E tutta l’area Schuman dei palazzi di Commissione e Consiglio era blindata, come una zona rossa che da metà mattinata era inaccessibile perfino ai giornalisti e ai portavoce dell’esecutivo Ue.
Questa è stata la situazione per tutta la giornata fino alle 17 circa quando la polizia di Bruxelles ha comunicato che i trattori, tra clacson e rumore, avevano appena iniziato ad abbandonare la città, lasciando dietro di sè una quantità di rifiuti e danni, come le segnaletiche divelte, che non spariranno in breve. Rue de la Loi, la Via della legge, potrebbe avere un sapore da Far West statunitense. E, forse, oggi l’ha avuto.