Siria, la fine del terrore degli Al-Assad

6 mins read
Bernard Selwan El Khoury - siria - libano

Siria, la fine del terrore degli Al-Assad – Quello che doveva essere un leone – Al-Assad, in arabo – si è mostrato in tutta la debolezza che, paradossalmente, contraddistingue ogni tiranno. Bashar al-Assad è fuggito, come fa qualsiasi preda di fronte a un leone, abbandonando il suo Paese e il suo popolo. In 12 giorni, le formazioni armate – laiche ma anche salafite-jihadiste – della vasta galassia dell’opposizione siriana hanno contribuito a far cadere un regime che aveva terrorizzato la sua gente e quella della regione per 19mila giorni (53 anni).

Hafez al-Assad, padre del deposto Presidente Bashar, era dipinto come il “mostro” nelle favole dei bambini cresciuti in Libano negli Anni Settanta e Ottanta. Perché in Libano si era palesato il volto più cruento e terroristico del regime degli Al-Assad, con rapimenti e sparizioni forzate ai danni di oppositori o di semplici cittadini che non rivolgevano il saluto nei toni in cui il militare siriano di turno si aspettava facessero a qualsiasi posto di blocco illegale in Libano, tra il 1976 e il 2005. Il Paese dei Cedri era stato la principale scenario in cui il regime di Al-Assad aveva sperimentato ogni forma di tortura ai danni dei libanesi, riportando tali pratiche in Siria.

L’ex Presidente libanese Bashir Gemayel, assassinato dal regime siriano il 14 settembre 1982, durante un suo discorso rispose a una domanda, la stessa che oggi viene posta con malizia per convincere l’opinione pubblica che il regime di Al-Assad fosse una garanzia contro l’estremismo: non vi è il timore che a sostituire il regime del “leone” possa esserci un’entità terroristica? La risposta era valida allora ed è valida oggi: nessun regime potrà mai essere più terroristico e terrorizzante di quello degli Al-Assad. Chi lo ha vissuto in prima persona lo sa bene. Il solo sospetto di non essere a favore del regime è valso il carcere, con annessa ogni forma di tortura, a migliaia di persone innocenti, di cui molti minorenni.

La transizione non sarà semplice. Le anime della cosiddetta “opposizione” siriana sono variegate, alcune troppo distanti l’una dall’altra. Sarà questa la sfida principale, in cui il supporto di attori esterni – Stati Uniti, Unione Europea, ma anche Qatar e Turchia – sarà fondamentale in questa fase. Rimane però un fatto: nessun tipo di autorità potrà mai essere più crudele e terrificante di quella del deposto regime.

Bashar al-Assad è fuggito, il suo regime è caduto. È fuggito come una preda, di fronte al suo stesso popolo e al vicino che considerava una “provincia”, il Libano, che si è mostrato essere il leone in questa lunga e triste vicenda di orrore, perché nonostante le ferite il Paese di Khalil Gibran è lì, in piedi, con i suoi confini e quei 10.452 chilometri quadrati che gli Al-Assad hanno sempre cercato di negare. Quel leone oggi ruggisce con le voci all’unisono di tutte le vittime eccellenti libanesi del regime siriano dal 1976 ai giorni nostri:

– Kamal Jumblatt (politico druso, 1976)

– Salim Lawzi (giornalista, 1980)

– Hassan al-Shirazi (clerico sciita, 1980)

– Riad Taha (giornalista, 1980)

– Bashir Gemayel (Presidente del Libano e fondatore delle “Forze Libanesi”, 1982)

– Khalil Akkawi (leader del Movimento di Unificazione Islamica, 1986)

– Rashid Karami (Primo Ministro libanese, 1987)

– Mohammad Choucair (consigliere del presidente libanese Amine Gemayel, 1987)

– Hassan Khaled (chierico sunnita, 1989)

– Nazem Qadri (parlamentare, 1989)

– René Moawad (Presidente del Libano, 1989)

– Dany Chamoun (leader maronita, figlio dell’ex presidente Camille Chamoun, assassinato con sua moglie e due figli piccoli, 1990)

– Ramzi Irani (leader studentesco delle “Forze Libanesi, 2002)

– Pierre Bouulous (rappresentante studentesco delle “Forze Libanesi”, 2004)

– Rafiq Hariri (Primo Ministro, 2005)

– Bassel Fleihan (Ministro dell’Economia, 2005)

– Samir Kassir (giornalista e strenuo oppositore del regime siriano, 2005)

– George Hawi (ex Capo del Partito Comunista, 2005)

– Gibran Tueni (capo-redattore del quotidiano An-Nahar, strenuo oppositore del regime siriano, 2005)

– Pierre Gemayel (Ministro dell’Industria, figlio dell’ex Presidente Amine Gemayel e nipote dell’ex Presidente Bashir Gemayel, 2006)

– Walid Eido (parlamentare, 2007)

– Antoine Ghanem (parlamentare, 2007)

– Francois al-Hajj (Generale dell’Esercito libanese, 2007)

– Wissam Eid (Alto Ufficiale dell’Intelligence libanese, 2007)

– Wissam al-Hassan (Alto Ufficiale dell’Intelligence libanese, 2012)

– Mohamad Chatah (Ministro delle Finanze e consigliere di Hariri, 2013)

– Lokman Slim (giornalista, 2021)

– Elias Hasrouni (Ufficiale delle “Forze Libanesi”, 2023)

– Pascale Sleiman (dirigente delle “Forze Libanesi”, 2024).

 

di Bernard Selwan El Khoury

Direttore di COSMO

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Latest from Blog