Di Cosimo De Vitis – L’11 settembre 2001 il mondo cambiò, chi non ricorda dove si trovasse in quel momento, quanti di noi incollati agli schermi televisivi per guardare sgomenti quell’inimmaginabile orrore, un disastro umano che si consumava davanti ai nostri occhi attoniti.
Venti anni fa diciannove militanti dell’organizzazione terroristica islamica Al-Qaeda dirottarono nell’ambito del più complesso e vasto attacco terroristico quattro aerei civili trasformandoli di fatto in armi di distruzione di massa, due di questi furono fatti collidere contro il World Trade Center di New York City, un terzo aereo fu fatto schiantare contro l’edificio del Pentagono a Washington DC, il quarto aereo non portò a termine la sua missione suicida-omicida grazie al coraggio dei passeggeri del volo United 93 che venuti a conoscenza degli attacchi affrontarono i terroristi riuscendo a far precipitare l’aereo in un campo in Pennsylvania.
Come dimenticare le torri che crollano e quei punti neri, in realtà persone che in preda alla disperazione si lanciarono nel vuoto, il mondo e le nostre vite stavano cambiando senza che ce ne
accorgessimo, era la fine di un’epoca, l’umanità veniva irreversibilmente segnata.
Angoscia, tristezza e commozione, il mondo era stato stravolto. Il dramma, l’orrore in diretta TV, la democrazia sprofondava nella paura, nel terrore, sembrava il preludio ad un nuovo conflitto mondiale. Non potremo mai dimenticare le circa 3.000 innocenti vittime della barbarie terrorista islamista, le loro vite spezzate i loro progetti infranti, lo strazio dei loro famigliari e l’estremo sacrificio dei soccorritori in nome dell’amore per la vita.
L’attacco terroristico ebbe delle conseguenze, dai mercati finanziari globali alla sicurezza aerea passando per le relazioni diplomatiche. L’allora Presidente George W. Bush affermò che gli Stati Uniti avrebbero considerato come nemica qualsiasi nazione che avesse sostenuto il terrorismo o ospitato dei terroristi il che portò all’Operation Enduring Freedom nei confronti dell’Afghanistan controllato dai talebani e alla seconda guerra del Golfo in Iraq.
L’11 settembre resterà per sempre un ricordo nitido nella memoria di chi l’ha vissuto direttamente o indirettamente, per i più giovani si tratta di un evento appreso dai media, da internet, un evento distante dal loro sentire al punto da non comprenderne l’importanza, da non renderli consci dell’incalcolabile devastazione derivata da quell’attacco terroristico.
Abbiamo il dovere morale di ricordare, un ricordo che non sia fine a se stesso ma costruttivo per evitare gli stessi errori, istruttivo per tramandarlo alle giovani e future generazioni perché comprendano appieno il senso di ciò che avvenne quel giorno e affinché acquisiscano la consapevolezza che il terrorismo in generale è una minaccia reale, per la libertà, la democrazia e la pace.
Ricordare per sconfiggere l’indifferenza, la stoltezza di chi nega l’esistenza del terrorismo islamico, per evitare che ci siano altri 11 settembre, per zittire i cinici che quel giorno accusarono gli USA di essere causa di quel male e per scoprirci uniti in modo da uscire vincitori nella lotta contro il terrorismo, contro chi vuole spingerci nell’oscurità e indietro nel tempo sulla spinta di un’ideologia politica spacciata per religione di pace amore e tolleranza.
È fondamentale a distanza di vent’anni da una delle più tristi pagine della nostra Storia contemporanea continuare ad analizzare e comprende le conseguenze a breve e lungo termine di un evento che incide ancora sulle nostre vite e che continua a condizionare le relazioni internazionali e le sorti del genere umano. Resta imprescindibile un’unità d’intenti per salvaguardare il nostro stile di vita, la nostra incolumità, la nostra civiltà, la nostra identità, i nostri valori fondamentali, per non farci mai più cogliere impreparati.
Cosimo De Vitis è esperto in Geopolitica, Geopolitica dell’Europa, Terrorismo e Controterrorismo