Roma – La data del 3/4 ottobre si avvicina e le elezioni amministrative sono ormai alle porte. Di certo la
competizione più importante ed appassionante, avente una valenza nazionale, è quella di Roma.
Ventidue aspiranti sindaci, 39 liste, 1800 candidati e questo solo per il Consiglio Comunale, un altro esercito di migliaia di aspiranti consiglieri per i quindici Municipi, i posti da coprire, infatti, sono numerosi, ben 360.
In pratica quasi ogni romano ha un amico o un parente candidato, nonostante ciò sembra che ci possa
essere un gran numero di elettori che non voterà e comunque che è fortemente indeciso, complice anche
la pandemia che fa ancora paura e le difficoltà che si incontrano per fare un’efficace campagna elettorale,
che deve necessariamente prevedere incontri in presenza per motivare e mobilitare la maggior parte degli elettori.
Il famoso “porta a porta”.
In ultimo la pausa estiva ha raggelato i già tiepidi entusiasmi.
A fronte di ciò ogni sondaggio pubblicato appare veramente poco attendibile per cui si possono fare solo
delle previsioni di carattere politico e certamente tra i 22 contendenti quelli che possono essere
effettivamente in lizza appaiono quattro Enrico Michetti, per il centro destra, Roberto Gualtieri, per il centro sinistra, Virginia Raggi, per il M5S, e Carlo Calenda, con il suo partito Azione, con sostanziale appoggio anche di Italia Viva.
Ad ogni modo sul fatto che il ballottaggio sarà centro destra contro centro sinistra, mi sembra possano
esserci pochi dubbi.
L’attuale Sindaca sconta un faticoso quinquennio di governo nel quale non sembra proprio aver raggiunto risultati positivi percepibili, il che, unito al momento storico poco felice per il M5S, non fa presagire un risultato competitivo.
Carlo Calenda costituisce una sorta di novità ed è apprezzabile l’impegno messo per costruire da mesi un
programma, ma Roma non è una piccola città e per governarla serve una squadra radicata e politicamente esperta che non è possibile mettere su in pochi mesi, l’esperienza Marchini insegna, per cui difficilmente potrà convincere una sufficiente percentuale di romani, che, peraltro, forse ricordano anche le sue dichiarazioni di qualche tempo fa che non si sarebbe mai candidato a sindaco della Capitale.
I due avversari del centro sinistra e del centro destra appaiono decisamente più competitivi e con
caratteristiche nettamente diverse.
Roberto Gualtieri, pur essendo un candidato debole e con un programma piuttosto fumoso, ha dietro una forte struttura storica di un PD radicato ed organizzato, di certo non rappresenta il nuovo ma una rete di potere che ha gestito la Capitale per decenni, con risultati, peraltro, non proprio eccezionali. Tanto per fare un esempio si parla della famosa “cura del ferro”, che è un cavallo di battaglia fin dalle campagne elettorali rutelliane di quasi trent’anni fa ed è assolutamente condivisibile, peccato che ancora oggi l’anello ferroviario, che collegherebbe gran parte delle zone della città, non è stato completato. Qualcuno, peraltro, potrebbe ricordare che Gualtieri durante il suo incarico di Ministro dell’Economia non ha propriamente difeso la Capitale nella stesura del PNRR dedicando alla città solo briciole.
Enrico Michetti, è l’espressione dell’intero centro destra, in particolare è stato indicato da Giorgia Meloni leader di un grande partito, Fratelli d’Italia, che, sia pur di recente costituzione, oggi ha un elevatissimo gradimento da parte dell’elettorato non di sinistra, partito anch’esso ben radicato nella capitale e con una classe dirigente, insieme agli altri partiti della coalizione, che dà ampie garanzie di capacità politica per gestire la Capitale.
Il candidato di centro destra, avvocato e docente universitario, rappresenta una reale novità avendo un
profilo decisamente civico- professionale ed avendo una preparazione specialistica in diritto amministrativo ed in particolare in materia di amministrazioni locali, con una trentennale esperienza specifica proprio come consulente dei sindaci. Di questo Roma sembra aver bisogno, di qualcuno che sappia dove mettere le mani nella complicata macchina amministrativa, che abbia la capacità di guidare un disboscamento dei numerosi regolamenti complessi e ridondanti, addirittura alcuni in contraddizione tra loro, insomma che rinnovi completamente la struttura esistente, semplificandola e razionalizzandola per rispondere alle esigenze dei cittadini e dare piena attuazione al famoso art.2 della L.241/90, che sancisce il diritto ad ottenere un provvedimento espresso sulle proprie istanze nel termine di 30 giorni.
Messo a regime ciò, tutto dai rifiuti alla mobilità, dalle attività produttive al turismo, dal sociale alla
sicurezza, potrà essere più facilmente e concretamente migliorato.
Il ballottaggio sarà, quindi, con tutta probabilità, tra il vecchio ed il nuovo, tra la struttura ed il coraggio di intraprendere una strada diversa, il risultato difficilmente qualsiasi sondaggio potrà prevederlo.