Roberto Fazioli, noto attore di cinema e teatro ci parla della sindrome di Tourette da lui soprannominata “il mio amico Edwin”.
Attualmente impegnato in una brillante rivisitazione di Pinocchio, spettacolo teatrale di cui sono stata spettatrice, piacevolmente colpita non solo dal mix di comicità e musical, o per la sua indiscussa bravura, ma soprattutto dalla straordinaria capacita di entrare e uscire dai suoi personaggi con grande naturalezza e semplicità.
Del resto lo stesso Roberto ci racconta che quando recita, si immerge a tal punto in quel mondo fantastico da dimenticarsi di Edwin.
La conoscenza di Edwin risale a quando Roberto aveva 7 anni, e si trovava su un pedalò in gita al lago di Bolsena.
All’improvviso iniziò a vedere i volti sotto sopra, e degli specchi di fronte a lui.
Con gli anni Roberto ha sviluppato uno stratagemma per non lasciarsi dominare da Edwin, quando lo sente arrivare, immagina una stanza con tante porte che gira intorno lui, prende quella
giusta ed esce, mentre Edwin rimane chiuso dentro.
La sindrome di Tourette è un disturbo neurologico caratterizzato da tic multipli e ripetuti pur se per finzione cinematografica viene rappresentata con turpiloquio.
I tic possono consistere in suoni o spasmi muscolari improvvisi e privi di finalità, così improvvisi che possono manifestarsi in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento,
tanto che a volte viene allertato il 118 o le forze dell’ordine in quanto confusi con altre patologie o dipendenze ben più gravi.
L’impegno di Roberto in tal senso, così come lui stesso ha espresso nella trasmissione di Marco Liorni “Italia sì”, è teso a promuovere la conoscenza di questa patologia,
sensibilizzando l’opinione pubblica all’approfondimento del problema e all’identificazione dei sintomi e di chi ne è affetto.
Secondo una delle tante idee del vulcanico Roberto, per esempio attraverso la creazione di un simbolo identificativo ( una spilla ) che i turettici potrebbero portare al fine di evitare inutili preoccupazioni o interventi sanitari.
Se è vero che, il vero saper è saper di non sapere, anche oggi abbiamo appreso dalle parole di Roberto, qualcosa di sconosciuto ai più. Che dietro la comica e a volte volgare rappresentazione di un disturbo, si nasconde tutt’altro; un disagio che spesso porta chi ne è affetto all’isolamento o alla non frequentazione di luoghi pubblici per il timore delle conseguenze.
Grazie Roberto per la tua testimonianza e il tuo coraggio; come un moderno Don Chisciotte ci piace immaginarti impegnato nell’eterna battaglia fra te e il tuo amico Edwin.