Ucraina: dopo le fosse di Bucha, gli omicidi di Irpin. Sono 4.500 i civili uccisi dalla guerra
Ieri l’incontro tra Zelewski, Draghi, Scholz e Macron. L’Europa ribadisce l’apertura a Kiev che chiede armi.
Migliaia di persone nascoste nei bunker, ospedali distrutti, le fosse di Bucha e, adesso, gli omicidi di Irpin. Il conflitto in
Ucraina si arricchisce di un nuovo, triste capitolo di sangue. Nella cittadina ad Ovest di Kiev, infatti, tra i palazzi
bombardati, sono stati distrutti asili e giardini dell’infanzia. “Sarà ricostruito tutti”, ha affermato il Presidente del
Consiglio italiano Mario Draghi nella giornata di ieri, nel corso dell’incontro avuto con il Presidente ucraino
Volodymyr Zelensky, insieme al Cancelliere tedesco Olaf Scholz e al Presidente francese Emmanuel Macron. Tutto
questo, ribadiscono i leader, deve essere visto e conosciuto. “Purtroppo ci sono stati massacri perpetrati a Bucha e in
altre città, sono crimini di guerra”, le parole di Macron a seguito della visita a Irpin.
Dal 24 febbraio scorso, giorno dell’inizio degli attacchi russi in Ucraina, si sono prodotte solo vittime e macerie.
Dall’inizio del conflitto, sono stati uccisi 4.481 civili e ne sono stati feriti 5.565. Questi i dati resi noti dall’Ufficio
dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), secondo il quale a determinare la morte della
maggior parte dei civili sarebbero stati principalmente bombardamenti, missili e attacchi aerei.
“L’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue”, ha ribadito Mario Draghi con la volontà di sostenerne la candidatura già dal prossimo
Consiglio europeo. “Vogliamo la pace – ha ancora sottolineato – ma l’Ucraina deve difendersi”. Draghi ha richiesto una
risoluzione Onu per regolare la navigazione nel Mar Nero e ribadito il pieno sostegno, un “sostegno incondizionato al
popolo ucraino”.
“Ci serve aiuto – ha detto Zelenski -. Ogni arma è una vita umana salvata. Ogni proroga aumenta la possibilità per i
russi di uccidere ucraini e distruggere le nostre città”. “Dobbiamo arrivare ad una posizione comune sull’appoggio alla
nostra integrazione nell’Ue. Lo status di candidato per l’Ucraina può rafforzare la libertà in Europa e diventare la
decisione più importante del terzo decennio del XXI secolo”, ha poi sottolineato nel suo discorso.
Il messaggio di unità che i tre leader europei hanno lanciato all’Ue è forte, tanto quanto le sirene risuonate a Kiev
durante la loro visita in Ucraina; l’allarme anti-aereo è durato circa trenta minuti, proprio nel momento in cui i
rappresentanti europei erano in albergo, subito dopo la conferenza stampa iniziale.
In Ucraina la popolazione resiste, mostrando il suo coraggio all’Europa e al mondo. Un coraggio che piace, lo hanno
ribadito Draghi, Macron e Scholz, ma che da solo non basterà a garantire la pace.
Il confronto con Putin continua, quotidianamente, mentre nel Donbass gli attacchi non si fermano. L’impegno e la
sensibilità che i cittadini europei tutti hanno dimostrato aiutando in ogni modo la popolazione ucraina è indelebile.
La comprensione dell’Occidente, le forniture di armi, la nuova apertura all’ingresso di Kiev nell’Ue. Sono tutti capitoli
della stessa storia, una delle più brutte dei nostri giorni.