Di Souad Sbai
La battaglia per la libertà delle donne iraniane contro l’obbligo del velo imposto, è una questione rilevante anche per la campagna elettorale in corso in Italia. Discuterne serve infatti a mettere in chiaro quali sono le differenze di sensibilità e orientamento tra gli schieramenti in materia di politica estera e diritti umani. Pertanto, non corrisponde a nessuna strumentalizzazione il denunciare, per l’ennesima volta, la propensione della sinistra italiana nei confronti del regime fondamentalista iraniano. Una propensione che dal terreno ideologico si è spesso proiettata anche in ambito politico. Basti ricordare D’Alema, Prodi, Boldrini, Mogherini, per citare nomi illustri.
Il silenzio di questi giorni sulla terribile uccisione di Masha Amini e sull’intensificarsi delle proteste, è quindi in linea con l’indifferenza da sempre mostrata dalla sinistra verso la sofferenza delle donne iraniane e, più in generale, verso l’indomito sforzo dei dissidenti che da decenni combattono il regime, sfidandone la repressione al prezzo della vita. Mentre l’insistenza ossessiva riservata al primo ministro ungherese Orban, serve solo a colmare con una disperata propaganda la mancanza d’idee e argomentazioni che contraddistingue la sinistra anche in questa campagna elettorale.
Se l’antropologa Tiziana Ciavardini avesse voluto davvero mostrare “rispetto nei confronti del popolo iraniano” e la sua “sensibilità nei confronti di tutte le donne che lottano ogni giorno per avere libertà”, avrebbe già cambiato partito politico invece di levare impropriamente gli scudi con un commento vacuo e superficiale com’è stata finora la campagna elettorale del PD.
Per cambiare tuttavia non è ancora troppo tardi, ha ancora qualche giorno di tempo… Io ci #credo #25settembrevotoLega