PD battuto dal PD, vince sempre la Meloni – Le elezioni primarie sono quelle consultazioni all’interno dei partiti o delle coalizioni con le quali si scelgono i candidati per una determinata tornata elettorale.
Sono sempre stato affascinato da questo esercizio di democrazia tanto che nel lontano 2004 , quando nessuno parlava di tale esercizio, fondammo con un manipolo di amici il Comitato per le Primarie Aperte, scrivemmo e depositammo in Cassazione un progetto di legge d’iniziativa popolare che avrebbe reso obbligatorie per legge le primarie per ogni tipo di elezione, regolamentandole e rendendole così trasparenti ed efficaci.
Quel progetto di legge era allora troppo avanzato e non fu digerito dal mondo politico, per cui, nonostante la raccolta di migliaia di firme, rimase un mero esercizio culturale, ma di cui rimango orgoglioso.
Oggi il PD, al quale bisogna dare atto di aver in qualche modo seguito quel suggerimento, sia pur in modo imperfetto e molto migliorabile, si riempie la bocca di primarie chiamando così anche la scelta popolare del proprio segretario avvenuta domenica, che primarie in effetti tecnicamente non sono e potremmo definire, con un po’ di fantasia, “primarie non primarie”.
Pur nutrendo scarsa fiducia nelle consultazioni non gestite dallo Stato e svolte in maniera “privata” dalle organizzazioni dei partiti, devo dare atto al PD che le loro “primarie non primarie” appaiono essersi svolte con correttezza e trasparenza dando un risultato assolutamente reale, che ha ribaltato del tutto quelle che erano le previsioni ed i consensi degli apparati interni del partito e dei circoli territoriali, incoronando la sfavorita Elly Schlein anzichè il più titolato Stefano Bonaccini.
Il PD è stato sconfitto dal PD, la struttura, quindi, è stata sconfitta dai votanti esterni, i quali hanno dato una decisa sterzata verso la sinistra radicale che, ritengo, difficilmente sarà digerita dal complessivo corpo elettorale del Paese, che sappiamo è in gran parte moderato, rendendo, quindi, sempre più consistente quella maggioranza di cittadini che continua a premiare, secondo i sondaggi ed i recenti risultati delle regionali, il centro destra a guida Meloni, la quale sta imprimendo un nuovo rassicurante corso
conservatore alla politica italiana. Insomma, con un poco di azzardo, potremmo dire che anche le “primarie non primarie” del PD sono state vinte da Giorgia.
Naturalmente non posso esimermi dal fare i complimenti ad Elly Schlein, prima donna alla guida della principale formazione del centro sinistra, e sono quanto mai felice nel vedere che i due maggiori partiti italiani sono guidati proprio da donne, dimostrando così come la nostra società sia matura alla faccia delle quote rosa, che ho sempre ritenuto fossero un’offesa per il gentil sesso.
Non posso, però, neppure esimermi dal paragonare le storie di Elly e Giorgia, la prima rampolla di una famiglia ricca e cosmopolita, tanto che lei ha triplice cittadinanza italiana, statunitense e svizzera, che ha potuto frequentare le migliori scuole ed università senza problemi, che ha avuto la possibilità di volare negli Stati Uniti per fare campagna elettorale ad Obama come volontaria ed intraprendere la carriera politica senza impedimenti economici, la seconda cresciuta nel popolare quartiere romano della Garbatella
in una famiglia modesta e senza la presenza di un padre, che ha dovuto sgomitare fin da ragazzina per seguire le proprie passioni e rendere quel servizio alla comunità faro della propria azione politica. Verrebbe da chiedersi, chi delle due è di destra e chi di sinistra?
Certamente sono diametralmente opposte, Giorgia cattolica e conservatrice, Elly incarna quel prototipo di ricca borghese di sinistra, con un programma alla cui base vi è la redistribuzione della ricchezza di comunista memoria, come se la proprietà privata fosse quasi un furto, femminista, ideologicamente ecologista, pro aborto, eutanasia e liberalizzazione delle droghe, a pieno favore della cultura LGBT, ivi compreso il matrimonio tra persone dello stesso sesso, insomma sinistra che più sinistra non si può.
Finalmente direi, questo è un bene, così gli italiani sapranno chi scegliere in piena coscienza ed autonomia.
Il PD mostra, quindi, il suo nuovo volto, si può condividere o meno, ma almeno è chiaro. Verrà costruita una nuova sinistra con il Movimento 5 Stelle, un’Italia dell’assistenzialismo e del reddito di cittadinanza, basata prevalentemente sul pubblico e relegando il privato ad elemento marginale, dove sarà difficile capire chi potrà ed avrà il coraggio di produrre ricchezza, visto che, secondo il programma Schlein, essa è quasi una colpa, un’Italia di tanti diritti e di pochi doveri. Ripeto, si può condividere o meno, ma almeno è chiaro.
Quello che, in tutta sincerità, appare un po’ meno chiaro e desta qualche interrogativo è la veloce ascesa della neo segretaria, la quale alla sua prima importante prova elettiva, le europee del 2014, ha ottenuto ben 53 mila preferenze, tante per una ventinovenne semi sconosciuta, le cui capacità sono indiscusse, ma normalmente non bastano per un tale consenso. Vedremo nel corso del mandato se dovrà rispondere a qualcuno o solamente al proprio elettorato, le faccio i migliori sinceri auguri di buon lavoro
auspicando che abbia piena autonomia nelle scelte secondo il programma presentato e sul quale ha avuto un indubbio successo.
In tutto ciò quel che mi incuriosisce di più è la reazione che avranno i tanti cattolici del PD o comunque ad esso legati. Come potranno rimanere ancorati ad un partito con il programma della Schlein?
Come potranno coniugare quella politica della morale magistralmente spiegata dal Cardinal Parolin nella propria Lectio Magistralis a ”Ditelo sui tetti” con le linee guida della neo segretaria? L’interrogativo resta aperto quando già delle defezioni appaiono in essere nelle prime ore, vedremo gli sviluppi nei prossimi mesi ed i risultati di quello che sarà il vero esame di maturità per tutte le forze politiche, le prossime elezioni europee del 2024.