E’ vero: l’uomo non vive di solo pane, ma ha bisogno di pane per vivere – Non solo viviamo in un “complesso sociale divergente”, ma coesistiamo nella terrificante
presenza di un potenziale distruttivo che cresce di giorno in giorno. Lo spettro delle cosiddette guerre convenzionali è già abbastanza spaventoso, non c’è bisogno di ulteriori minacce per una possibile guerra atomica.
Non si può restare testimoni muti e non si può accettare la razionalità dell’irrazionale. Secondo l’ultimo rapporto Sipri, pubblicato nell’aprile 2023, la spesa militare
mondiale è cresciuta nel 2022 fino al massimo storico di 2.240 miliardi di dollari. E mentre persistono uccisioni di vittime civili e innocenti, cresce la fame nel mondo e la disperazione di milioni di persone. Soltanto un’offensiva per la pace sicura può garantire il futuro dell’umanità.
Ma quanto costa la fine della fame nel mondo? Se volessimo riuscirci entro il 2030 il costo sarebbe di circa 280 miliardi di dollari. Se i governi rinunciassero alle spese militari anche per un solo giorno, si avrebbero circa 5 miliardi di dollari a disposizione per salvare un numero considerevole di vite umane. Possiamo tentare di fuggire da questo quadro di disperazione, ma se le cose non cambiano immediatamente sarà esso a inseguirci e a imporsi. Di questo passo, le nazioni ricche non resteranno ricche se continueranno a crescere le bidonvilles dell’umanità.
Non ci saranno più isole di privilegio a discapito di altri. Il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani, purtroppo, tali diritti molte volte restano incorporati soltanto a parole nelle Dichiarazioni universali. Di fronte alla morte per fame o a causa di malattie facilmente curabili, il diritto alla libertà di espressione diventa un diritto astratto.
E’ vero l’uomo non vive di solo pane, ma ha bisogno di pane per vivere. Oggi, i poveri sono collocati sull’estrema punta di una cima vertiginosa, in una perenne ricerca di equilibrio e di costruzione della propria identità e integrazione del sé. Oggi, i poveri sono quelli che, non avendo spazi e tempi certi, non dispongono di “spazi e tempi per l’anima”. La povertà è l’alterazione delle essere umano e il risultato delle ingiustizie dell’avere. In questa eterna provvisorietà, l’umanità sta rischiando di perdere l’orientamento. Siamo coinvolti sempre più nella globalizzazione e nel carattere ambivalente dell’epoca globale in cui non si possono non riconoscere le patologie ad essa intrinseche.
La globalizzazione è un fenomeno che determina azioni a distanza, infatti, azioni poste in essere da soggetti sociali in un ambito locale vengono ad assumere conseguenze significative per soggetti lontani. Purtroppo, tale condizione non sempre ha favorito un processo di reciprocità, intesa come possibilità di incontro e confronto paritario. Esistono disparità immense nei livelli di vita, per questo, ci troviamo di fronte a un esteso deserto di povertà all’interno del quale si trova un’oasi rigogliosa di dollari, privilegio di pochi.
Di Francesco Barone Ambasciatore di pace e autore di missioni umanitarie in Ruanda,
Burundi, Senegal e Congo