Un corpo di ragazza contro l’ayatollah – Una ragazza all’università di Teheran viene raggiunta dalla polizia morale, quella incaricata di controllare se indossa correttamente il velo. Quel sudario che soffoca la personalità, la voglia di vivere e la possibilità di essere semplicemente se stessa. Ragazze di vent’anni che studiano e osservano la vita per quello che è: un dono meraviglioso.
Questa ragazza, di vent’anni, questa volta non soccombe, non può cedere al sopruso di chi può e vuole decidere per lei, agendo sul suo corpo e sulla sua dignità, come persona e come donna. Al richiamo degli sgherri della polizia morale, che le intimano di coprire ulteriormente il suo corpo con il velo, essa compie esattamente l’opposto: esegue un gesto liberatorio che sovverte la consuetudine. Lei toglie il velo… e non solo il velo: si spoglia di tutti i vestiti, perché questo gesto, in questa precisa circostanza, è come una raffica di mitragliatrice, una cannonata contro la prepotenza, la misoginia e la violenza di chi vuole decidere per lei.
Si spoglia e rimane solo con la biancheria intima, sotto gli occhi degli altri studenti e degli sgherri della polizia morale. È un gesto per vendicare tutte le donne uccise e sopraffatte dal regime autocratico e violento degli ayatollah, che intendono mantenere l’Iran in una condizione di sudditanza, condizionando le libertà personali, canalizzando tutto attraverso i precetti dell’Islam sciita, ancorato all’VIII secolo.
Tuttavia, non ho sentito alcun coro di indignazione dalle femministe italiane. Nessuna si è inginocchiata per lei, non ci sono state manifestazioni in sostegno di questa piccola ragazza dal grande coraggio. Lei si è spogliata per combattere un modo di vedere il mondo inaccettabile, soprattutto per le nuove generazioni aperte al confronto e al dialogo, assetate di libertà e conoscenza.
Tanti studenti stanno combattendo silenziosamente per liberarsi dall’oscurantismo religioso, aprendosi al mondo e cercando per l’Iran attuale una nuova via, una nuova dimensione nel contesto socio-politico attuale. Il confronto aspro con l’Occidente e Israele sta facendo emergere le mire iraniane di leadership nella jihad, con proiezioni oltre i confini, anche in Africa, alla ricerca di coste per affacciarsi sul Mar Rosso e controllarne i flussi marittimi. Teheran, infatti, sta trattando con il Sudan sulla concessione di un porto in cambio di tecnologia militare. Per ora, i vertici militari sudanesi rigettano l’offerta iraniana.
L’Iran si sta costruendo una leadership dialogando con l’Algeria e creando un solido fronte ostile al dialogo che alcuni stati arabi, come l’Arabia Saudita, osteggiano. L’azione di questa studentessa, Ahoo Daryaei, è un manifesto della volontà di cambiamento dei giovani; gesto che, secondo Amnesty International, è costante per la coraggiosa universitaria. Dapprima arrestata, poi vittima di stupro – un sistema ricorrente dei guardiani della rivoluzione per contrastare il dissenso – infine viene dichiarata malata di mente.
Esorto i mezzi di comunicazione a mantenere alta l’attenzione su questo fatto e invito gli studenti italiani a sostenere i giovani iraniani, a informarsi su ciò che sta avvenendo in Iran, discutere e fare pressione affinché non venga meno il supporto a questa ragazza e agli sforzi pacifici dei giovani iraniani per contrastare il regime, in attesa che si formi un fronte interno in grado di creare una valida alternativa agli ayatollah.
Non credo di andare fuori tema nel ricordare l’espressione beata, gioiosa e soddisfatta di alcuni esponenti politici nostrani, quando ospiti delle comunità islamiche in Italia si sono avvolti il capo con il velo islamico, in un vortice di sottomissione ed esotica suggestione. Fare il sottomesso con il velo degli altri è comodo, confortevole e quasi privo di rischi.