Bruno Vespa è incredulo: come abbiano fatto gli americani a farsi rubare dai talebani il loro arsenale è difficile anche solo da pensare. “Il bottino di duemila mezzi blindati, di una quarantina di elicotteri e aerei, di visori notturni, di droni militari e di chissà quante armi leggere negli arsenali americani in Afghanistan supera nella nostra memoria storica le peggiori rotte dell’Asse nella guerra d’Africa contro gli inglesi”, scrive il direttore di Porta a Porta nel suo editoriale su Il Giorno. “Biden teme che questo arsenale possa rivolgersi contro la popolazione civile o finire nelle mani di terroristi, se non della Cina. Ma il fatto che egli non lo abbia saputo difenderlo o distruggerlo dimostra con quale grado di paurosa leggerezza e incompetenza l’amministrazione americana abbia gestito il ritiro dal paese occupato vent’ anni fa dopo la strage delle Torri Gemelle”.
Vespa spiega anche che “l’ambasciatore Sandalli è rientrato subito, come i suoi colleghi europei”, perché “Draghi ha voluto evitare il rischio di un nuovo caso Attanasio. Un omicidio o un rapimento sarebbero stati insostenibili. Resta all’aeroporto di Kabul un console giovane e bravo che ha un compito molto arduo. Gli afghani che chiedono di rientrare in Italia sono circa 4000: sono selezionati uno per uno, ma non a tutti sarà consentito di rientrare. Il console, sostenuto dall’intelligence e da una protezione adeguata, fa un delicato lavoro sottotraccia: nessuno riconosce i talebani, ma loro sono i padroni e decidono alla fine se quelli che noi decidiamo di far partire possono farlo”.
Conclude Vespa: “Molti soldi occidentali sono finiti in tasca a corrotti e i talebani, grazie all’oppio, hanno potuto pagare i militari molto di più dei 120/150 dollari al mese degli occidentali. Perciò si sono arresi senza combattere. L’opinione pubblica italiana e occidentale è da anni contraria alla presenza di miliari all’estero. Ma se l’Afghanistan è stato un fallimento per l’Occidente, non ci si illuda che con il crollo in 10 giorni della difesa afghana la sicurezza internazionale sia la stessa di prima”. Uno scenario inquietante.