Il partito dei “No green pass” al 30 per cento. Non è un partito vero e proprio, non ha un solo colore politico e non si rifà a Massimo Cacciari, Ugo Mattei e tutti i professori che intendono rappresentare, con varie sfumature no vax, il popolo degli arrabbiati. Il sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera fotografa semplicemente il malessere crescente degli italiani nei confronti della misura a metà tra il sanitario, l’amministrativo e il politico che è diventata il simbolo della risposta del governo all’emergenza Covid.
I presagi, per l’anno nuovo, sono pessimi. Dopo l’ottimismo dell’estate, stanno velocemente risalendo (insieme ai contagi) sfiducia e scoramento: “Con l’insorgere della variante Omicron in dicembre oltre un italiano su tre (36%) reputa molto o abbastanza elevata la minaccia del virus per sé stesso, con un aumento di 8 punti rispetto a settembre”, nota Pagnoncelli. Se due terzi degli intervistati giudicano positivamente la campagna vaccinale condotta dal commissario straordinario, il generale Francesco Figliuolo, “quasi la metà dei cittadini prevede che la fine dell’emergenza sarà molto lontana: il 20% tra uno e due anni, e il 29% fra oltre due anni“. Una sfiducia che rischia di trasformarsi in frustrazione politica e un mancato rimbalzo economico, perché quando aumenta la paura diminuiscono gli “slanci”.
E la frustrazione politica inizia già a riflettersi sul Green pass: i contrari sono il 31%, contro il 60% di favorevoli. “I più contrari sono gli elettori che si collocano a destra (39,9%), in particolare quelli di FdI (45,4%) e della Lega (38,4%), le persone meno istruite (34,8%) rispetto ai laureati (25,3%), i più giovani (35,3%) rispetto ai meno giovani (25,8%) e alcune categorie che si ritengono danneggiate dal provvedimento: commercianti, artigiani e lavoratori autonomi (39,1%), disoccupati (38,2%) e lavoratori esecutivi (37,4%)”, sottolinea Pagnoncelli. “Il dissenso rispetto al provvedimento sembra quindi riconducibile all’area politica e alla situazione economica”.