Mercoledì 9 marzo è stato dato mandato alla deputata del Movimento 5 Stelle Elisa Tripodi di riferire che è passata al primo “sì”, la coddetta “proposta di legge Saman”. E’ intitolata alla 18enne pakistana sparita da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, il 30 aprile scorso e non ancora ritrovata. La sua famiglia (genitori fuggiti in Pakistan inclusi) è accusata di averla uccisa, perché lei non accettava il matrimonio combinato con un cugino nel Paese d’origine e voleva sposare un ragazzo scelto da lei (sempre di origine pakistana) in Italia.
La proposta di legge (prima firmataria la deputata pentastellata Stefania Ascari) approvata dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, prevede, in un solo articolo, il rilascio del permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio forzato, nonché l’espulsione dello straniero condannato per il suddetto reato.
Soddisfatto il presidente della Commissione, Giuseppe Brescia, che ha dichiarato: “L’8 marzo non è finito ieri, l’impegno per l’uguaglianza e la parità della donna va portato avanti ogni giorno. Un recente report del Viminale ha reso noto che dall’entrata in vigore del codice rosso sono in aumento i reati connessi al fenomeno dei matrimoni forzati. L’85% delle vittime è una donna e quasi due vittime su tre sono straniere, con una forte incidenza di donne pakistane. Con questa legge diamo uno strumento in più per evitare nuovi casi Saman” .
A riguardo l’On. Souad Sbai, presidente dell’Associazione delle Comunità delle Donne Marocchine in Italia (ACMID – DONNA) e responsabile del Dipartimento integrazione e rapporti con le comunità straniere presenti in Italia, ha commentato: “Finalmente si giunge a una proposta importante. Sono anni che aspettiamo una tutela per le vittime di matrimoni forzati; per le ragazze a cui viene fatto un ricatto con la sottrazione dei documenti, costringendole a rimare in Italia da clandestine.
Tutte le battaglie che abbiamo condotto per anni come ACMID, cominciano ad avere dei risultati. Prima eravamo bloccate: non trovavamo soluzioni per molte ragazze, alle quali alla fine bastava semplicemente un duplicato di documento.
Ora speriamo che il provvedimento si allarghi alle donne e alle bambine vittime di violenza: bambine che non vanno più a scuola. Bisogna dare attenzione, fare luce sul fenomeno dell’abbandono scolastico. I numeri del ministero dell’Interno ci fanno preoccupare.
Li abbiamo denunciati dal 2017 e ci fanno preoccupare ancora adesso, perchè queste ragazze non hanno la possibilità di integrarsi, di imparare l’italiano, di socializzare, di uscire da quell’incubo della segregazione, fatta da un mondo patriarcale che non deve avere spazio nel nostro Paese. Le leggi devono essere certe e sicure: chi fa violenza su donne e bambine, obbligandole magari a sposarsi, deve essere espulso.
Solo con la legge si può debellare questo mondo che non ha nulla a che vedere con la cultura della libertà e dei diritti. Saman Abbas e prima di lei ragazze come Hina Saleem e Sanaa Dafani e chissà quante altre hanno pagato con la vita per questo e vogliamo che non ce ne siano più. L’ACMID si è presentata parte civile in diversi processi come quello per il caso di Sanaa e di Rachida Radi, una donna di origine marocchina madre di due bambine che viveva a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. E’ stata uccisa dal marito il 19 novembre del 2011, perché voleva divorziare dopo anni di violenze; aveva smesso di portare il velo e si era convertita al cattolicesimo. Anche lo Stato deve presentarsi parte civile o deve presentarsi parte civile il ministero delle Pari Opportunità, perché in questo modo danno coraggio alle vittime, alle madri e alle famiglie che stanno dalla loro parte”.