Un vademecum per i giornalisti e media finanziato dall’Unione europea al fine di evitare un linguaggio che possa offendere l’islam. Si tratta del progetto Report Diversity! Guidelines to Train Media Circles on Inclusiveness and Preventing Gender Islamophobia, citato da Libero, secondo il quale i giornalisti e i mezzi di informazione hanno “un ruolo fondamentale” da svolgere nell’esporre la realtà dell’ingiustizia sociale, del razzismo e dell’islamofobia e sono in una buona posizione per fare la differenza. Secondo questo progetto rivolto a giornalisti e media, stiamo vivendo un contesto di “crescente islamofobia“, che è stata spesso rafforzata dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 dal pregiudizio dei media e dall’attenzione al cosiddetto “terrorismo musulmano“. Questo, si legge, è il momento in cui i mezzi di informazione “devono concentrarsi su un giornalismo inclusivo” che allevi l’ansia pubblica, denunci l’intolleranza politica e respinga pregiudizi. In particolare, i media devono affrontare la minaccia dei “pregiudizi anti-musulmani“.
Nel rapporto, sono contenuti suggerimenti e consigli per giornalisti e mezzi di informazione “su come affrontare il problema dell’islamofobia“, in particolare per quanto riguarda le “donne musulmane“. Si tratta di una pubblicazione prodotta nell’ambito del progetto MAGIC, guidato dal Media Diversity Institute Global (MDIG) – l’ex Centro europeo per la guerra, la pace e i media – e coordinato da Aidan White, Presidente Onorario dell’Ethical Journalism Network, e con il contributo di Mariam El Marakeshy, regista e reporter.
C’è un problema, però. Il Media Diversity Institute Global sembra essere tutto fuorché un ente super partes. Sui suoi canali, ad esempio, monitora e attacca i media di “estrema destra” e l’ex presidente Donald Trump. In un articolo pubblicato sul blog dell’istituto, si legge che molti dei discorsi di Trump “hanno ottenuto il favore di molti individui di destra. I suoi discorsi hanno anche alimentato le paure di quelle persone, il che non era una buona cosa. Alla fine, le azioni e i discorsi di Trump hanno portato il Paese a essere più diviso rispetto a prima del suo ingresso in carica. Quindi, ora sta cercando di creare la sua piattaforma di social media perché alcune piattaforme popolari lo hanno bandito“. In passato, il Media Diversity Institute, finanziato dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea, con sede nel Regno Unito, ha affermato che le risposte dei media “responsabili” al massacro di Charlie Hebdo dovrebbero indicare il colonialismo francese in Algeria e discutere se le vignette di Maometto siano effettivamente la libertà di parola “in un moderno 21° secolo”.
L’istituto ha affermato che quando i media presentano testimonianze “scioccanti” e che si riferiscono ad attentati islamisti, si rischia di aumentare il sentimento anti-Islam. Guardando come i media hanno riportato gli attacchi terroristici a Parigi, Nizza e Orlando, il Media Diversity Institute afferma che il sensazionalismo “può portare all’intossicazione della sfera pubblica“. All’epoca, il gruppo ha duramente criticato TV France 2 per aver incluso “immagini e testimonianze scioccanti” in seguito all’attacco di Nizza in cui un terrorista islamista ha provocato la morte di 84 persone. Ciò includeva un resoconto dell’evento che raccontava “come l’autista ha investito donne e bambini“. Secondo l’istituto questo modo di fare giornalismo è sbagliato, perché occorre “evitare di agire in modo impulsivo e non diffondere resoconti che possano incitare l’odio sui social network“.