Salvini: “Aumentare le multe? Un meccanismo demenziale” – Il leader della Lega: “Faremo di tutto per evitare il salasso. Subito la pace fiscale attesa dai cittadini”
«Demenziale». Non ci mette molto, Matteo Salvini, a trovare l’aggettivo giusto per definire gli aumenti delle multe in arrivo con il nuovo anno.
Questa «mini-stangata», questo ennesimo rincaro che graverà sulle spalle delle famiglie, dovrebbe scattare da gennaio 2023, a causa dell’adeguamento automatico delle sanzioni all’inflazione.
«La norma che fa scattare gli aumenti in automatico – osserva il segretario della Lega – non prevedeva né Covid né guerra e quindi va aggiornata, bloccata e sospesa». «È demenziale – incalza – aumentare le multe e mandare le cartelle esattoriali».
Il meccanismo, previsto dal Codice della strada, lega gli importi delle sanzioni pecuniarie all’indice dei prezzi al consumo, con un aggiornamento biennale. L’ultimo risale a due anni fa, ma in virtù dell’inflazione negativa fu un ritocco al ribasso. Ora, con l’impennata dei prezzi, dovrebbero scattare aumenti consistenti. Un divieto di sosta passerebbe da 42 a 46 euro, una contravvenzione per uso del telefono cellulare alla guida andrebbe da 165 a 181 euro, mentre un accesso in «ztl» o in corsia riservata al trasporto pubblico aumenterebbe da 83 a 91 euro.
Se nessuno interverrà, anche le sanzioni previste dal codice della strada subiranno un rincaro come tutto il resto. E si concretizzerà il paradossale risultato per cui le multe aumenteranno proprio perché aumentano gli altri prezzi. Così gli automobilisti, e le famiglie, saranno due volte stangati.
Eccolo, dunque, l’impegno del leader leghista: «La Lega farà di tutto – garantisce – per impedire il salasso per gli automobilisti e concretizzare la pace fiscale attesa da milioni di italiani».
Quando commenta questa notizia, di cui ieri ha dato conto il Giornale, Salvini si trova a Milano, di ritorno da Palermo, dove ha partecipato alla convention per Renato Schifani candidato governatore siciliano. E in tutti gli appuntamenti, a Milano e in Sicilia, il segretario leghista insiste sull’urgenza di provvedimenti importanti per contenere il caro energia, inquadrando questi interventi in una serie di misure necessarie per aiutare i cittadini e le famiglie. Aiutarle, piuttosto che vessarle.
All’orizzonte, Salvini vede un «disastro economico peggio che con il Covid». «Una strage», sintetizza allarmato. E nel pomeriggio ripete lo stesso concetto che ha già illustrato a Palermo. «Sono terribilmente preoccupato e sconcertato – ha detto in mattinata – dai miei colleghi segretari di partito, soprattutto a sinistra, che non capiscono che luce e gas sono un’emergenza nazionale, rischiamo la catastrofe, rischiamo la sciagura». «Se a questo aggiungiamo l’Agenzia delle entrate che in maniera demenziale sta mandando milioni di cartelle esattoriali – dice a Milano – e le multe che qualcuno vuole aumentare…».
Si sommano, i motivi di preoccupazione degli italiani, come i ritardi di chi dovrebbe intervenire e non lo fa. Dunque, parlando davanti alla platea leghista riunita nella bocciofila di via Padova, quartiere polveriera di Milano, il leader leghista evoca addirittura «la corte marziale», per chi immaginasse di mettere in difficoltà il futuro governo (di centrodestra) non risolvendo subito i problemi urgenti che oggi attanagliano il Paese. «Siccome hanno capito che stanno perdendo le elezioni» puntano sul «casino e la rabbia», ripete anche all’appuntamento elettorale successivo, in Galleria Vittorio Emanuele. E avverte: «Sarebbe una cosa gravissima, da corte marziale, giocare sulla pelle degli italiani».
«Preferisco fare nuovo debito buono adesso – scandisce – che fare debito cattivo fra tre mesi per pagare disoccupazioni e cassa integrazione. E io mi chiedo perché Letta dica no. Chi è oggi in maggioranza dica come la pensa».