Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer, ha annunciato su Twitter che è appena iniziata la sperimentazione clinica di Fase 2/3 della pillola PF-07321332, che aveva già dimostrato ampia efficacia negli studi pre-clinici. Il farmaco è tecnicamente un inibitore della proteasi, ovvero si basa su un principio attivo progettato per bloccare l’enzima (la proteasi, appunto) che il SARS-CoV-2 sfrutta per produrre le proteine.
Colpendolo, di fatto, si impedisce al virus di replicarsi all’interno delle cellule umane e pertanto lo si neutralizza. O perlomeno questo è l’obiettivo della PF-07321332, che come annunciato da Bourla è stata somministrata al primo paziente coinvolto nel nuovo studio di Fase 2/3, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo.
Se i vaccini anti Covid hanno dimostrato un’ampia efficacia nel prevenire la malattia grave e la morte, rappresentando l’arma principale per uscire dalla pandemia di Covid-19, i farmaci utilizzati per contrastare l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2 non hanno evidenziato il medesimo successo.
Ad oggi tra i medicinali più efficaci in assoluto figurano i corticosteroidi alla stregua del desametasone, che in base agli studi clinici è in grado di abbattere del 30 per cento la mortalità nei pazienti Covid. È un risultato significativo, ma ben lungi dall’essere risolutivo, tenendo conto degli oltre 4,5 milioni di morti nel mondo, 129mila dei quali soltanto in Italia, dall’inizio della pandemia. Servono dunque antivirali potenti e sicuri, che possano salvare la vita a quanti più contagiati possibile.
Le case farmaceutiche, pur continuando ad approfondire la ricerca sui vaccini, anche nell’ottica delle varianti di preoccupazione emergenti, stanno impegnando ingenti investimenti sui farmaci antivirali, come dimostra la pillola anti Covid di Pfizer.
L’obiettivo degli scienziati è valutare l’efficacia della pillola PF-07321332 nel prevenire l’aggravamento dell’infezione, oltre che la tollerabilità e la sicurezza. I partecipanti riceveranno il farmaco (o il placebo) ogni 12 ore per cinque giorni, e alla fine verranno messi a confronto gli esiti clinici dei due gruppi. Chi verrà trattato con la pillola riceverà anche una bassa dose di ritonavir, un antiretrovirale sperimentale utilizzato da tempo contro il virus dell’HIV, responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
Grazie ad esso, gli scienziati della Pfizer puntano a rallentare la scomposizione metabolica del farmaco e dunque a garantirne una maggior persistenza del principio attivo – e a concentrazioni maggiori – nell’organismo. I primi partecipanti sono stati arruolati per le nuove fasi dello studio clinico a partire da luglio e si andrà avanti per diversi mesi. Qualora la pillola dovesse dimostrarsi efficace come trattamento anti Covid e senza effetti collaterali significativi, in futuro potrebbe essere somministrata a tutti i pazienti nelle fasi precoci dell’infezione per evitare l’aggravamento.
Un farmaco del genere in sinergia con i vaccini potrebbe davvero rappresentare un punto di svolta, in grado di far crollare definitivamente le curve epidemiologiche di ricoveri e decessi, eliminando del tutto la pressione sulle strutture sanitarie e permettendoci di recuperare una completa normalità prepandemica.
Nel trial clinico verranno coinvolti 1.140 pazienti, tutti risultati positivi al tampone oro-rinofaringeo, sintomatici, non ricoverati in ospedale e non a rischio di sviluppare la forma grave della Covid-19. Generalmente, dunque, si tratterà di giovani e adulti in salute, che non presentano comorbilità associate a un esito peggiore dell’infezione, come il diabete, le patologie cardiovascolari e l’obesità.