Jannik Sinner continua la sua corsa verso la storia, dentro la storia: impresa a Miami, il 19enne altoatesino diventa il più giovane italiano a centrare la finale di un Masters 1000, battendo 5-7 6-4 6-4 Roberto Bautista Agut (numero 12 al mondo prima di questo torneo). Domenica alle 19 sfiderà il vincente del match tra Rublev e Hurkacz per eguagliare l’impresa di Fognini a Montecarlo nel 2019.
Non che ci fosse bisogno di conferme, ma il successo del solidissimo Bautista su Medvedev, testa di serie numero 1, non è stato casuale. Sinner però è davvero un mostro a livello mentale e l’ha dimostrato una volta di più, in una giornata in cui non sempre è riuscito a esprimere il suo miglior tennis: ha reagito nel momento di maggiore difficoltà, non si è sciolto, aggrappandosi invece alle sue certezze. E così, dopo tre set tiratissimi, è arrivato il bis del successo su Bautista ottenuto due settimane fa a Dubai, in un contesto ancora più prestigioso. Jannik sale virtualmente almeno al 21° posto del ranking Atp, mentre nella Race resta in piena corsa per le Finals di Torino. Ma quello è il futuro: c’è un presente tutto da godere.
INIZIO TESO — “Non sei umano”, era la frase rimbalzata tra Bublik e Sinner nel salutarsi al termine del quarto di finale. E invece Jannik stavolta tradisce una tensione molto terrena: si presenta sul Grandstand di Miami sbagliando tre dritti e un rovescio nel primo game, infila 8 errori di dritto in 4 game e mezzo prima di carburare con il contro-break del sesto gioco. Uno scambio da 26 colpi vinto dall’altoatesino sul 3-2 0-30 sembra quello della svolta, anche perché è seguito da una strenua difesa del servizio in un combattutissimo settimo game, che porta Jannik in vantaggio 4-3. Ma di là c’è Bautista. Un cyborg. Il match sale di livello? Il 32enne di Castellon de la Plana sale di consistenza, non regala più nulla. E sul 5-5 piazza di nuovo la zampata, sorprendendo Sinner per il break che decide il set, chiuso 7-5.
FUORI DALLA BUCA — Il secondo set comincia invece all’insegna dell’equilibrio, senza break. Bautista sembra finalmente perdere un minimo di continuità nella fase centrale, ma Jannik non capitalizza un paio di chance e dà i primi cenni di frustrazione, trattenendo anche un lancio di racchetta. Giocando coi piedi a ridosso della linea di fondo campo, come fa il pupillo di Riccardo Piatti, basta perdere il ritmo per un paio di minuti e subito si rischia: in un attimo Sinner si ritrova 0-40 nel settimo game e deve compiere una prodezza per recuperare e portarsi avanti 4-3. È il pericolo scampato che fa girare il set: da lì in avanti le accelerazioni di Jannik vanno sempre a bersaglio e lo spagnolo fatica a variare, mandando sul nastro qualche palla corta di troppo. Break decisivo al decimo gioco, andando subito 0-40: 6-4 Sinner.
ALL’INFERNO E RITORNO — Lo sforzo mentale per riacciuffare la parità si fa sentire in avvio di terzo set: Jannik tiene il servizio ma poi ha un black-out e cede 13 punti a zero, ritrovandosi sotto 3-1. Finita? Macché. Il 19enne azzurro si ricompone in un attimo, si rimette in scia e piazza subito il contro-break, rimettendo il match sull’asse del totale equilibrio. Inevitabile che si arrivi in volata, ma stavolta è Sinner a dare la sgasata: otto punti consecutivi a cavallo tra il nono e il decimo game, break decisivo sul 5-4 con una serie di bordate che piegano la resistenza di Bautista, letteralmente travolto. La chiusura poi è col botto: rovescio incrociato vincente, pugno al cielo e sorriso di gioia, senza nemmeno lasciarsi andare a esultanze eccessive. Clamoroso, Jannik, anche quando sembra normale. E ora c’è da completare l’opera.