Helena Dalli, una bella donna (penso che si possa ancora dire senza essere accusati di sessismo) maltese di 59 anni, di ampie vedute e paladina degli LGBT, con un’importante carriera nel Partito Laburista, siede negli scranni dell’Europarlamento, ovviamente nelle file dei socialisti, ed ha assunto in ultimo la carica di Commissaria europea all’uguaglianza.
Il suo nome è venuto prepotentemente alla ribalta a seguito del dibattuto documento sulle linee guida per la comunicazione inclusiva della Commissione europea (Union of Equality. European commission guidelines for inclusive communication), che pretendeva di abolire la parola Natale, di mettere al bando “signore e signori”, per non offendere i transgender, di stare attenti ad utilizzare i nomi troppo cristiani come Maria e
Giovanni, insomma un condensato ideologico assai poco ragionevole, tanto da indurre, fortunatamente, al loro ritiro.
Voglio essere obiettivo e ridimensionare la vicenda, in effetti dette linee guida avevano carattere interno ed erano delle semplici raccomandazioni non vincolanti, ma non meno pericolose. Infatti si inizia poco a poco fino ad arrivare, “dalli e dalli”, ad un vera e propria imposizione, che ancora non esiste, ma prima o poi me l’aspetto se non si puntano da subito i piedi.
In nome del politically correct si rischiano appiattimenti della nostra società dove, per eliminare le disuguaglianze, dovremmo considerarci tutti cloni senza personalità e, forse, sesso, o meglio con un sesso indefinito.
Non siamo tutti uguali, dobbiamo essere tutti rispettati per quello che siamo, anche per le nostre diversità, ed essere trattati con eguale dignità ma, fortunatamente, non siamo tutti uguali. Molto bella è la metafora di Marianne Williamson, nota scrittrice e politica statunitense, peraltro attivista per i diritti delle persone LGBT e per la pace nel mondo, “ Un tulipano non combatte per impressionare nessuno. Non combatte per
essere diverso da una rosa. Non ne ha bisogno. Perché è diverso. E c’è spazio nel giardino per ogni fiore”.
Chi crede è giusto che auguri “Buon Natale”, ciò non può offendere chi, nel pieno suo diritto, non crede. Chi vuole chiamare la propria figlia Maria è giusto che lo faccia e non penso che un musulmano o un buddista si senta discriminato per questo.
Che l’Europa abbia le proprie radici giudaico cristiane è un dato di fatto storico, non è qualcosa da nascondere, ma, anzi, è da esserne fieri.
Per chi crede Cristo è figlio di Dio, ma anche chi non crede, e ritiene che Egli sia un semplice figlio di un uomo, non può negare che Gesù sia stato un grande protagonista della storia universale ed il suo sacrificio ha dato vita a movimenti religiosi su cui si fondano non solo i valori più profondi dell’Europa ma gli stessi valori delle moderne costituzioni, che si trovano richiamati nella lettera che Paolo di Tarso inviò ai Galati nel
56 dopo Cristo: la dignità della persona umana, l’eguaglianza tra uomo e donna, la fratellanza fra i popoli, la vocazione alla solidarietà, ma anche la separazione e distinzione fra Dio e Cesare, fra norme giuridiche e precetti religiosi.
Per quanto si voglia nascondere o dimenticare, chiunque abbia onestà intellettuale non può negare che alla base del costituzionalismo contemporaneo ci sia un rapporto tra cattolicesimo e modernità occidentale, che ha generato un balzo in avanti della civiltà, dimostrando così la conciliabilità storica delle scelte religiose e dell’impegno per il rinnovamento democratico dei Paesi Europei che si è riversato nelle nuove
Costituzioni, nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1948, nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1950, e nel Concilio Vaticano II del 1962, in particolare nella dichiarazione Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa.
Comunque buon Natale anche alla Helena Dalli.