Il Governo di centro destra ancora non esiste e già quelli del politically correct e di una sinistra che ha perso la propria spinta propulsiva danno segni di insofferenza.
La Cgil manifesta lamentando che il lavoro non sia un tema al centro del dibattito politico del Paese, in
pratica manifesta contro il Governo. Ma quale Governo? Evidentemente, se in prima fila nel corteo si trova proprio il Ministro del lavoro in carica Orlando, non si può ragionevolmente pensare che egli manifesti contro se stesso e, quindi, che la protesta sia contro il Governo in carica, pertanto, se la logica non mi abbandona, sono portato a pensare che essa sia contro un Governo che verrà e che ancora non c’è, insomma una cura preventiva.
Alcuni giornalisti hanno tuonato “Giorgia Meloni non è ancora riuscita a formare il Governo, mentre Draghi ci ha messo solo 10 giorni” e la Presidente di FdI ha giustamente risposto con la logica “se e quando il Presidente della Repubblica mi darà l’incarico non perderò neppure un minuto”.
Insomma se questi sono i presupposti, aggiunti alla crisi economica mondiale dal Covid, al caro bollette, alla guerra, guidare il Pese sarà tutt’altro che una passeggiata e sarà necessaria non solo una squadra di
Governo composta da Ministri e sottosegretari altamente competenti, che coniughino visione politica con capacità tecnica, ma soprattutto una Pubblica Amministrazione, delle strutture che supportino al meglio l’attività di governo.
E qui entra in ballo lo spoil system
Forse non tutti sanno che, a seguito delle profonde modifiche avvenute con l’entrata in vigore dell’art.3
d.l.vo n.29/93, le cui disposizioni sono state sostanzialmente ribadite dall’art.4 del d.l.vo n.165/01, vi è stata una rivoluzione nell’impostazione dei rapporti tra la politica e la burocrazia, infatti il titolare dell’indirizzo politico-amministrativo, nella specie il Ministro, ha il compito di definire gli obiettivi ed i programmi da attuare, nonché di verificare la rispondenza dei risultati, mentre ad i dirigenti spetta (vale la pena citare la norma letteralmente) “l’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo”.
Pertanto, per fare un esempio aeronautico forse un po’ troppo semplicistico ma efficace, il Ministro decide dove deve andare l’aereo, ma alle strutture dirigenziali, quindi alla “burocrazia”, spetta la scelta
dell’equipaggio, della rotta da seguire, da chi comprare il carburante e così via.
Non vi è chi non veda, quindi, come il potere delle strutture sia forse ancor più decisivo di quello
dell’organo politico, il quale ha solo un controllo successivo sul risultato, quando ormai l’eventuale danno è fatto. Di fondamentale importanza, quindi, è che tutti remino nella medesima direzione e che tutti partecipino alla medesima visione politica del risultato da raggiungere.
E qui subentra lo spoil system, che non è un bieco strumento per cacciare i nemici e mettere gli amici, è,
invece, il necessario ricambio affinché sia possibile la effettiva realizzazione dei progetti che i cittadini
hanno voluto votando i partiti che hanno vinto le elezioni ed hanno formato il Governo.
Con grande ritardo, rispetto alla più importante democrazia del mondo, quella degli USA, che lo adotta dal XIX secolo, nel nostro sistema lo spoil system è stato introdotto dall’art. 19 c.8 del d.l.vo 165/01, il quale stabilisce che “gli incarichi di funzione dirigenziale di cui al comma 3 cessano decorsi novanta giorni dal voto sulla fiducia al Governo”.
Il centro destra, quindi, dovrà, dopo la scelta dei Ministri e dei sottosegretari, che, forse, è la parte meno
difficile, mettere mano alla enorme macchina burocratica entro il termine piuttosto breve dettato dalla
legge, mettendo nei posti di comando persone che abbiano la capacità tecnica di svolgere la funzione e che abbiano anche una visione politica, che non significa partitica, coerente con gli obiettivi dati dai cittadini stessi con il loro voto.
Questa sarà la vera, e forse più difficile, prova di maturità per Giorgia Meloni.