La finanza speculativa internazionale contro la proprietà privata

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Ancora una volta, per l’ennesima volta, con l’alibi di riordinare il sistema fiscale, che pur è necessario, si torna alla carica per introdurre tasse sul patrimonio, come se in Italia non esistano già altre tasse di questo tipo. Una è l’Imu, che si paga sugli immobili, con esclusione della prima casa; la seconda è la Tari, una tassa per lo smaltimento dei rifiuti, che nella realtà è un’altra imposta patrimoniale, calcolata in base ai metri quadrati di case e uffici, anche se da più di un anno nelle seconde case non si è potuti andare e gli uffici sono rimasti in gran parte vuoti. 

A ciò si aggiunga che tutte le persone oneste, proprietari di case, stanno vivendo la terribile ingiustizia per il continuo blocco degli sfratti, che consente anche ad un moroso incallito, che non paga l’affitto e le spese condominiali da anni, di non restituire la casa, pur avendo una esecuzione di sfratto emessa da un tribunale. Ma questo attacco contro la proprietà immobiliare privata ormai viene portato, oltre che da certe forze politiche nel nostro Paese, anche a livello globale dai grandi centri finanziari, che addirittura suggeriscono questa strategia nei loro influenti mezzi di informazione come si può rilevare dal primo numero del 2021 dell’Economist, il settimanale dei Rotschild, secondo il quale “L’orribile errore immobiliare dell’Occidente ha causato invidia e malcontento” perché: “La proprietà della casa è il più grande errore di politica economica dell’Occidente. È un’ossessione che mina la crescita, l’equità e la fede pubblica nel capitalismo”. “È urgentemente necessaria una nuova architettura” perché regolamenti poco chiari proteggono un’élite di proprietari di case esistenti e impediscono agli sviluppatori di costruire i grattaceli e gli appartamenti che l’economia moderna richiede.

Gli affitti elevati e i prezzi delle case che ne derivano rendono difficile per i lavoratori spostarsi dove si trovano i posti di lavoro più produttivi e hanno rallentato la crescita”. Quanto espresso da Economist è il programma del Forum di Davos che contempla la soppressione della proprietà degli alloggi e la loro confisca”, i cittadini dovrebbero perdere per sempre la proprietà privata di qualsiasi bene. Anche l’Istituto Mises, think tank dell’ideologia liberista, segnalava già nel 2016 la volontà di abolire la proprietà privata da parte del Forum di Davos e si allarmava per questo in un suo rapporto. In “Welcome to 2030”, una pubblicazione per il World Economic Forum, Ida Auken, già ministro danese dell’ambiente dal 2011 al 2014, immagina un mondo in cui “non possiedo nulla, non ho privacy e la vita non è mai stata migliore. In questo suo nuovo mondo idilliaco, le persone hanno libero accesso a mezzi di trasporto, alloggio, cibo “e tutte le cose di cui abbiamo bisogno nella nostra vita quotidiana”. Dato che queste cose diventeranno gratuite, “non ha avuto senso per noi possedere molto”. Non ci sarebbe la proprietà privata nelle case e nessuno pagherebbe l’affitto, “perché qualcun altro sta usando il nostro spazio libero ogni volta che non ne abbiamo bisogno”. Del resto, lo stesso Forum di Davos ha titolato uno dei suoi studi: “Il capitalismo ha bisogno del marxismo per sopravvivere alla quarta rivoluzione industriale?” perché: “La proprietà privata è di ostacolo al capitalismo”, come afferma l’Economist dei soliti Rotschild. 

Purtroppo il rischio che stiamo correndo è veramente grande, perché nel momento in cui si comincia a sottrarre beni in modo arbitrario, di fatto si toglie la libertà, dunque togliendo la proprietà togli la libertà. La proprietà è il baluardo della libertà individuale e senza proprietà privata non c’è democrazia che funzioni, essendo una risorsa che protegge contro il potere arbitrario. 

Di Riccardo Pedrizzi

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