Covid, chi lo ha avuto non paga gli esami per due anni

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Chi ha avuto il Covid non paga gli esami per due anni. I pazienti ammalati al Covid che hanno dovuto ricorrere all’aiuto ospedaliero non pagheranno visite ed esami per i prossimi due anni: il governo ha stanziato 50 milioni di euro. In questo modo si potrà studiare anche la sindrome “Long Covid”.

Chi ha avuto il coronavirus in forma grave si vedrà esentato dal pagamento del ticket sanitario per i prossimi due anni: è questa la novità che riguarderà una parte di italiani colpiti dal Covid-19, in particolare quelli che hanno avuto bisogno delle cure ospedaliere.

Qual è la novità

In pratica, tutto ciò che riguarda visite specialistiche, esami di laboratorio ed accertamenti saranno gratuiti per tutti coloro che sono stati ricoverati in ospedale a causa del Covid-19. L’esenzione sarà possibile grazie ad uno stanziamento del governo di 50 milioni di euro e durerà, come detto, per due anni. Tra l’altro, il Servizio Sanitario Nazionale potrà studiare gli esiti a lungo termine della malattia che, in molti casi, continua a dare problemi di varia natura ai pazienti colpiti anche in forma non grave molti mesi dopo essere tornati negativi.

Cosa dice la bozza

L’articolo 31 della bozza del Decreto sostegni Bis prevede “l’esenzione” delle “prestazioni di monitoraggio per pazienti ex Covid“. Come detto non varrà per tutti e per ogni tipo di prestazione: nel testo si legge che l’obiettivo dell’investimento è garantire delle cure omogenee a tutti coloro che hanno avuto il Covid, con un “programma di monitoraggio dedicato tale da assicurare un’attività clinico-diagnostica assistenziale modulata in base alla severità della sintomatologia presentata” e “anche mediante la diagnosi precoce delle possibili sequele della malattia”. L’obiettivo è chiaro: seguire i pazienti Covid anche sui possibili sintomi a lungo termine in maniera completamente gratuita ma in base alla severità della malattia.

Sindrome da Long-Covid

“Definiamo pazienti Long Covid coloro che a distanza di mesi dalla guarigione continuano a manifestare sintomi specifici”, spiega Gianfranco Parati, docente di cardiologia all’Università Milano-Bicocca e direttore scientifico dell’Istituto Auxologico Italiano, struttura che ha attivato servizi specifici per i controlli a distanza e la riabilitazione post virus, in un’intervista al Giorno. Ci siamo occupati di questa sindrome in alcuni articoli pubblicati sul nostro giornale (clicca qui per il focus) dove abbiamo spiegato a quale sintomatologia sono andati incontro molti dei guariti dal virus anche a distanza di settimane, tra cui la reiterata mancanza dei sensi di gusto e olfatto. Ma, come vedremo, non sono gli unici.

Una ricerca condotta oltreoceano – prosegue Parati – ha individuato più di 50 effetti a lungo termine. Il dato rilevante è che oltre l’80% dei pazienti oggetto dello studio continua a manifestare disturbi per almeno due o tre settimane dopo la guarigione. La stanchezza cronica, che colpisce il 58% dei guariti, è il più diffuso, seguono mal di testa (44%), deficit di attenzione (27%), difficoltà respiratorie (25%), perdita dell’olfatto e talvolta del gusto (21%). Un quarto accusa invece indebolimento o perdita dei capelli”.

Ecco i test clinici raccomandati

A quali esami dovrà allora sottoporsi chi ha subìto questa sindrome? “Il percorso parte da una visita cardiorespiratoria con annesso elettrocardiogramma, ecocardiogramma e spirometria per controllare, rispettivamente, la funzione cardiaca e la capacità respiratoria – aggiunge il Prof. Parati – A ciò vanno aggiunti gli esami del sangue per valutare le condizioni generali e la presenza di eventuali residui infiammatori. Una tac al torace completa il quadro diagnostico dei pazienti che hanno avuto una polmonite interstiziale, mentre viene sottoposto a risonanza magnetica cardiaca chi – a seguito del virus – ha sviluppato un danno al cuore, in particolare miocardite”.

Le attività di riabilitazione

Nelle nostre strutture – conclude Parati – pratichiamo attività riabilitative per diverse tipologie di pazienti. Abbiamo percorsi di riabilitazione neuromotoria, cardiorespiratoria e metabolica. Questi servizi possono venire erogati in regime di ricovero ospedaliero, di macroattività ambulatoriale o anche, in modo pionieristico, a domicilio, attraverso tecnologie digitali che consentono di seguire percorsi di ‘teleriabilitazione”.

IlGiornale

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