È una storia di per sé assurda quella di una giovane donna marocchina, che chiameremo Fatima. Eppure, ad episodi del genere siamo purtroppo abituati.
Fatima è stata costretta per anni a subire maltrattamenti dal marito. I due, residenti a Tuoro sul Trasimeno, in provincia di Perugia, hanno tre figli. Ma Fatima, oltre ad essere costantemente minacciata e picchiata dal marito, non ha potuto avere alcun contatto con l’esterno e, da quando è in Italia, non ha imparato nemmeno una parola di italiano. Le è stato concesso uscire di casa, accompagnata ovviamente, soltanto per andare dal medico e partorire. Indossando con il velo integrale, sia chiaro. E così i suoi figli. Suo marito, infatti, non voleva che la primogenita andasse a scuola, affinché non instaurasse rapporti con gli “infedeli” e fosse così contaminata. Fatto che ha sgretolato la famiglia.
Tornati in Marocco, lui ha chiesto il divorzio, sottraendo a Fatima tutti i suoi documenti: il permesso di soggiorno in Italia, la tessera sanitaria, i certificati vaccinali dei figli, senza i quali non possono andare a scuola. Fatima, tutt’altro che sprovveduta, è riuscita a conservare delle copie dei documenti e a farsi rilasciare un permesso di ingresso in Italia dal consolato a Marrakech. Tornata in Italia, ha contattato l’Associazione Acmid-Donna Onlus di Souad Sbai.
Oggi Fatima è riuscita a porre fine al suo inferno, denunciando il suo aguzzino il 4 settembre per i reati di violazione degli obblighi di sussistenza, violenza privata, maltrattamenti, minacce, atti persecutori, sequestro di persona anche a scopo di estorsione.