Roma – Mai temperature così alte in novembre. Siamo la capitale europea che rischia di pagare il prezzo più alto per lo sconvolgimento del clima. Raggiunti 26 gradi in città
Una domenica così calda che qualcuno si è tolto giacca, felpa ed è rimasto in canottiera. Il 7 novembre la centralina dell’aeronautica militare nell’area di Ciampino è arrivata a registrare 26 gradi, record storico della temperatura massima assoluta che supera i 25,4 gradi del 2004.
Eccoli, gli effetti del cambiamento climatico a Roma, dove di fatto non aveva mai fatto così tanto caldo prima d’ora: “La media di questo periodo è solitamente di 16/17 gradi”, spiega Gabriele Serafini, meteorologo e fondatore di Meteo Lazio. Dieci di meno.
E infatti “quello dei 26 gradi è un valore totalmente fuori scala, dovuto a un forte vento di scirocco che ha portato la temperatura a schizzare in alto”. A Roma come, per dire, anche in provincia di Latina: 25/26 gradi nell’Agro Pontino, poco sopra ai 27 nella Piana di Fondi. “Ma è meno raro, qui, che faccia caldo in questo periodo. La zona, infatti, è molto più esposta a venti di scirocco rispetto a Roma”, dove il clima è ormai quello tipico della foresta pluviale: temperature alte e bombe d’acqua.
Secondo Antonio Sanò, meteorologo e fondatore del sito ilmeteo.it: “Potremmo parlare di situazione veramente grave qualora quest’episodio diventi il primo di una lunga serie”. Cosa non da escludere visto che “negli ultimi 10/20 anni registriamo estati più calde e lunghe e inverni meno freddi”, aggiunge l’esperto.
Intanto dal team capitolino di Fridays for Future, il movimento ambientalista che sta riempiendo le piazze, chiedono provvedimenti da parte del Campidoglio affinché si mettano in campo strumenti seri. “Basta spot elettorali: ora Roma faccia il proprio, contribuendo a rallentare il processo, che sembra sempre più irreversibile, del riscaldamento globale”.
Qualcosa, forse, si muove. Al termine della conferenza di Glasgow sui cambiamenti climatici – l’evento si chiude venerdì – il sindaco Roberto Gualtieri inaugurerà una struttura ad hoc interna al Campidoglio e guidata da un esperto del settore. L’obiettivo è collocare Roma tra le città più attive a livello internazionale nel contrasto al cambiamento climatico. Qualche dettaglio: tra le azioni più importanti ci sono il progetto di riforestazione urbana (il Pnrr stanzia 330 milioni di euro a livello nazionale per 6,6 ettari di verde e la Capitale punta alla piantumazione di un milione di nuovi alberi) e lo sviluppo spinto della mobilità elettrica.
Ma ce n’è di strada da fare, dice Legambiente, che ieri ha rilasciato Ecosistema Urbano 2021, uno studio sulle performance ambientali e vivibilità dei capoluoghi (su dati 2020). Il dossier è redatto con numeri e informazioni di amministrazioni e altre fonti, e i punteggi vengono assegnati sulla base di 18 indicatori tra qualità dell’aria, gestione dell’acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. La situazione per i capoluoghi del Lazio è tutt’altro che rosea: Roma occupa l’83° posto tra i capoluoghi italiani. Nel 2006 si trovava al 55° posto, poi, con una discesa evidente, è arrivata nel fondo della classifica.