Roma, Suor Liliana: così le consorelle volevano uccidermi, fra minacce e riti satanici»

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Roma – Viale Jonio: due preti e due religiose sono accusati di maltrattamenti e violenza privata verso la ex madre superiora che oggi ha 86 anni: «Hanno cercato di eliminarmi»

Serena come quando cucina per le sue dieci sorelle, suor Liliana, 86 anni, ex madre superiora dell’istituto religioso della «Compagnia Regina dei Gigli» in viale Jonio, riferisce in una aula di tribunale la sua verità: «Più volte hanno detto che dovevo essere eliminata». Ad ascoltarla, interdetta, il giudice monocratico Petra Giunti, che formula la domanda chiave: «Eliminata in che senso?». Suor Liliana, parte offesa nel processo dove sono sotto accusa due preti e due suore per maltrattamenti e violenza privata, risponde: «Tolta la vita, fisicamente, ci hanno provato, posso andare avanti, signor giudice, su questa storia?». Da quel momento suor Liana, 86 anni, racconta le sue traversie. Una storia che tra eliminazioni fisiche sospettate e chissà se davvero architettate, aggressioni, segni per rituali tra il demoniaco e l’immaginario, meriterebbe soprattutto l’intervento del professore Robert Langond, protagonista di «Angeli e demoni», bestseller di Dan Brown, per sapere cos’è accaduto in quei luoghi deputati alla preghiera.

Premessa indispensabile: suor Liliana è stata fino al 2016 responsabile dell’istituto, ruolo da cui è stata estromessa nel maggio di cinque anni fa con metodi adesso all’attenzione del tribunale. All’allontanamento lei si è opposta dando il via a un braccio di ferro con chi ha preso il suo ruolo, finendo ora imputato, nonché difeso dall’avvocato Luigi Lanucara. La testimonianza della sorella – ora trasferita in un convento a Napoli – parte dal luglio del 2017: «Le suore rivali non trovano il detersivo per lavare i tavoli del refettorio, entrano nel cucinotto dove mi trovo, prendano una bottiglia e me la buttano ai piedi. Domando perché? M’incastrano al muro, mi dicono “per te è finita, vedrai di che siamo capaci”, con le mani una di loro arriva quasi alla gola, forse con l’intento di premere la giugulare, poi scappano». La suora prosegue nel suo racconto sul clima sinistro all’interno dell’istituto: «Una volta apro la porta della cucinetta, trovo in terra una candela spenta, arrivano le suore rivali, che mi dicono “la candela in terra significa pericolo e morte”».

La suora – assistita dall’avvocato Salvatore Scardamaglio – riferisce anche della volta in cui ha trovato dell’acqua viscida davanti alla sua porta: «Se ci avessi messo il piede sopra, sarei di certo scivolata per le scale». Dal giorno dell’estromissione sottolinea la suora che «non ci hanno più dato da mangiare. Ho provveduto io con frutta e merendine».

Corrieredellasera

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