Alienazione parentale, Cassazione: Laura Massaro non perderà suo figlio

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Laura Massaro
(Fonte: Dire.it)

Alienazione parentale: vittoria per Laura Massaro, la madre coraggio 42enne che da tempo lottava perchè suo figlio minorenne (oggi ha 11 anni), non le fosse sottratto con questa accusa. Ieri, giovedì 24 marzo, la Corte di Cassazione ha accolto totalmente il ricorso presentato dalla donna e dai suoi avvocati. Con ordinanza n. 286/2022 ha annullato la sentenza che prevedeva per la madre la decadenza della potestà genitoriale e che il bambino fosse portato in una casa – famiglia, senza più la possibilità non solo di vedere ma anche di sentire la mamma per telefono. Forzatamente (da parte di poliziotti in divisa) e perciò “fuori dallo Stato di diritto”.

La decisione bocciata era stata della Corte d’Appello di Roma. Sosteneva, ha sottolineato la Suprema Corte, un “costrutto ascientifico” (l’ “alienazione parentale“, appunto) e la bigenitorialità, benché il bambino stesso non avesse più voluto vedere il padre, Giuseppe Apadula, che era stato denunciato dalla madre per violenza domestica, ma mai processato e condannato.

La Cassazione ha decretato che “il diritto alla bigenitorialità così come ogni decisione assunta per realizzarlo non può rispondere a formula astratta ‘nell’assoluta indifferenza in ordine alle conseguenze sulla vita del minore, privato ex abrupto del riferimento alla figura materna con la quale, nel caso concreto, come emerge inequivocabilmente dagli atti, ha sempre convissuto felicemente, coltivando serenamente i propri interessi di bambino, e frequentando proficuamente la scuola’”.

Con la decisione precedente “l’autorità giudiziaria di merito ha del tutto omesso di considerare quali potrebbero essere le ripercussioni sulla vita e sulla salute del minore di una brusca e definitiva sottrazione dello stesso dalla relazione familiare con la madre, con la lacerazione di ogni consuetudine di vita, ignorando che la bigenitorialità è, anzitutto, un diritto del minore”. Quel minore che, ha proseguito l’organo giudiziario, non era stato ascoltato, mentre ‘in tema di affidamento dei figli minori l’ascolto del minore infradodicenne capace di discernimento costituisce adempimento previsto a pena di nullità, atteso che è espressamente destinato a raccogliere le sue opinioni e a valutare i suoi bisogni’ nel suo supremo interesse.

Il fatto che poi il bambino rischiasse di essere portato via in un certo modo per sempre da casa sua, dove vive con la madre, è stato “non conforme ai principi dello Stato di diritto in quanto prescinde del tutto dall’età del minore, ormai dodicenne, non ascoltato, e dalle sue capacità di discernimento, e potrebbe cagionare rilevanti e imprevedibili traumi per le modalità autoritative che il minore non può non introiettare, ponendo seri problemi, non sufficientemente approfonditi, anche in ordine alla sua compatibilità con la tutela della dignità della persona, sebbene ispirata dalla finalità di cura dello stesso minore”. Lo hanno dichiarato i legali che hanno difeso mamma Laura e suo figlio, Maria Teresa Manente, Antonio Voltaggio; Ilaria Boiano e Lorenzo Stipa. Ci auguriamo che questa sentenza costituisca un precedente nella tutela delle donne e dei loro bambini vittime di violenza domestica.

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