Espulso un marocchino: progettava un attentato – Il quarantenne si era radicalizzato in carcere e aveva manifestato l’intenzione di sacrificarsi per “punire gli infedeli”.
Espulso a Terni un marocchino di 40 anni: progettava un attentato terroristico dal carcere dove era detenuto. Questo quanto reso noto dal ministero dell’Interno in una nota: lo straniero si era radicalizzato mentre scontava la condanna e aveva manifestato l’intenzione di sacrificarsi per “punire gli attentati”. Il Viminale ha aggiunto che una volta terminato il periodo di detenzione, l’uomo è stato trattenuto nel Cpr di Ponte Galeria e poi rimpatriato.
Le indagini sul marocchino sono state portate avanti dagli investigatori della questura di Terni in collaborazione con la polizia penitenziaria. Come confermato dal Messaggero, il quarantenne è stato espulso dall’Italia per la sua pericolosità sociale. Ma non è tutto: gli investigatori stanno portando avanti un forte monitoraggio antiterrorismo nei penitenziari di Terni e Orvieto. “È stata incentivata un’attività di controllo per garantire la sicurezza grazie alla prevenzione. Il monitoraggio stretto fatto su tutte le comunità presenti in provincia, accanto alla forte collaborazione con la polizia penitenziaria di Orvieto e Terni, ci hanno consentito di intervenire anticipando situazioni di rischio, come per questi tre casi più eclatanti”, le parole del questore Bruno Failla.
L’aspirante attentatore marocchino non è l’unico straniero espulso dal territorio. Insieme a lui un brasiliano di 38 anni, che ha scontato la condanna per un omicidio, e un macedone di 42 anni finito in carcere per violenza domestica e stalking nei confronti della moglie. “Va da sé che avere attenzione massima nei confronti di extracomunitari che delinquono è un segnale che aumenta la sicurezza”, ha aggiunto il questore: “Rispetto delle regole e ponti d’oro a chi le regole le rispetta, ottenendo così il massimo supporto in questura in quanto viene agevolato nelle procedure amministrative. Repressione ferma per chi le regole non le rispetta”.
Non si tratta della prima operazione antiterrorismo portata a termine dalle autorità. Complice lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, sono stati intensificati i controlli per contrastare il pericolo attentati, riflettori accesi su possibili lupi solitari. A metà ottobre la Polizia di Stato ha arrestato a Milano un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origini egiziane con l’accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Secondo la procura erano “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell’Isis”, mettendosi a disposizione dell’organizzazione terroristica e finanziando “cause di sostegno” dello Stato islamico, al quale “avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà”. Più recentemente, a inizio dicembre, le autorità sono stati arrestati un cittadino pakistano e un naturalizzato italiano di origine pakistana che diffondevano video inneggianti la Jihad.