Si chiama Frequency la prima mostra personale in Europa dell’artista saudita Sultan bin Fahad. Un’esplorazione multisensoriale della spiritualità che sarà visitabile fino al 10 dicembre.
Una location d’eccezione
La location è d’eccezione: Frequency si trova tra le antiche mura della galleria di Palazzo Rhinoceros a Roma, edificio progettato dall’architetto francese Jean Nouvel ed ora centro artistico residenziale e nuova sede della Fondazione Alda Fendi.
Un viaggio spirituale attraverso i sensi
L’esibizione si sviluppa su due piani e si compone di sei installazioni, ognuna delle quali è progettata per percorrere un viaggio spirituale in cui sia l’ambiente che i rituali evocano emozioni nell’individuo. Frequency, dunque, si pone l’obiettivo di replicare la stessa esperienza di quando si visitano dei siti religiosi e si tenta di connettersi spiritualmente attraverso tutti i propri sensi. Il ronzio delle voci di sottofondo, il profumo dell’incenso, il suono dell’acqua, i sapori, tutto questo si unisce in un connubio avvolgente. Le sei installazioni si accendono come candele nel buio grazie alle luci che modellano le opere nell’oscurità, e ai videoproiettori che riproducono parole e immagini in loop concentrici e continui.
Le sei installazioni che raccontano la storia dell’intimità in ognuno di
noi:
- il rito;
- il segno;
- la voce;
- le mani;
- l’acqua;
- i suoni.
Uno dei pezzi, “Possession”, consiste in un’immagine di mani che cercano di toccare la tomba del Profeta Maometto. “White Noise”, nel frattempo, occupa due stanze in cui vengono riprodotte le registrazioni delle preghiere dei pellegrini alla Mecca. “If Stone Could Speak” è un video che mostra uomini e donne che pregano. Un viaggio che accende la curiosità e interroga sulle convinzioni personali.
L’artista bin Fahad
Nato nel 1971 a Riad nella famiglia reale saudita, bin Fahad ha iniziato il suo viaggio artistico come pittore, e solo in un secondo momento si è evoluto e ha allargato la sua creatività ad altre attività. I suoi lavori si concentrano sulla cultura materiale in Arabia Saudita ed esplorano temi come l’Islam, la storia e l’identità saudita. Ha partecipato a mostre nelle gallerie di tutto il mondo, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Arabia Saudita e Palestina. Alla ricerca costante di oggetti d’antiquariato e cianfrusaglie in luoghi vari e inaspettati, inclusi mercatini delle pulci e edifici abbandonati o rovine, è molto abile a reinventarli e a trasformarli in vere e proprie opere d’arte. “La spazzatura di un uomo è il tesoro di un altro“, è il suo motto.
Il successo di Frequency
Come ha spiegato bin Fahad, la mostra Frequency è stata ritardata dalla pandemia di Covid-19, un ritardo che, tuttavia, si è rivelato positivo: “Lo sviluppo e il progresso che hanno portato al lancio della mostra hanno ora maturato la giusta esperienza, e di questo sono molto soddisfatto”. Una mostra, dunque, che l’artista stesso considera particolarmente appropriata in questo momento, dopo tutto quello che è successo nel mondo durante il 2020.
Frequency ha ricevuto finora molti feedback positivi, al punto che in molti vorrebbero vederla in Arabia Saudita, una possibilità di cui bin Fahad è altrettanto entusiasta. Lui che considera l’arte come un ponte tra ricordi intangibili e culture tangibili e che interpreta le narrazioni trasformando gli oggetti, un mezzo contemporaneo attraverso il quale valutare e presentare la sua personale visione dell’Arabia Saudita.
Di Laila Maher