C’È DEL MARCIO NELL’OCCIDENTE…

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rivendicazione - tattiche - generazione - reintegrazione - gioventù
Prof. Adriano Segatori

C’È DEL MARCIO NELL’OCCIDENTE… – Che la terra della civiltà calante sia in continua e progressiva deriva, credo sia davanti agli occhi di tutti quelli che sono disposti a vedere, senza l’ipocrita presunzione di conoscere oltre l’evidenza dei fatti.

L’Italia, poi, è la capofila del servilismo al pensiero unico di stampo nord-americano.

E i comportamenti tenuti in ambito culturale in questa pericolosa posizione guerrafondaia lo stanno ampiamente dimostrando. Che poi siano condivisi in Europa accresce ulteriormente la vergogna della sudditanza.
A parte l’ignobile informazione cortigiana che applica la tecnica della manipolazione chiamata tecnicamente misinformation, ovvero la comunicazione dolosa, truffaldina, ingannevole, fuorviante e sabotatrice della verità, c’è poi una presa posizione che ha del vergognoso e dello sconcio nei comportamenti persecutori e censori verso le persone e la loro professionalità.

Quando si attacca la cultura e l’arte, il livello di bassezza di un paese ha raggiunto un livello difficilmente rimediabile e perdonabile.

Valery Gergiev, il mitico direttore di orchestra nella rinata Palmira, non dirigerà un’opera di Čajkovskij alla Scala di Milano.

Anna Netrebkonon, non impersonerà, da soprano, Adriana Lecouvrer, ed ha giustamente precisato che “non è giusto costringere un’artista a dare voce alle proprie opinioni politiche e a denunciare la sua patria”.

Paolo Nori, il professore della Bicocca, forse non riprenderà i corsi su Dostoevskij, sospesi per una surreale protesta contro la Russia e Putin in particolare.

In mezzo a questa grottesca censura e tragicomica epurazione, gli intellettuali prendono tempo prima di intervenire con coraggio e determinazione contro decisioni politiche fuori da ogni limite del buon senso e del buon gusto – per usare due eufemismi. Il tutto mentre un impresentabile Ministro degli Esteri, incapace nel suo ruolo dal punto di vista della dialettica, della diplomazia e della ragionevolezza, dà dell’“animale” al Presidente Putin, incurante della pericolosità di un simile linguaggio per la Nazione che purtroppo rappresenta.

Mai, dalla fondazione discutibile di questa Repubblica, si è raggiunto un tale livello di bassezza, di ignoranza, di goffaggine e di inciviltà. Se poi ci aggiungiamo la ridicola esclusione dei gatti all’esposizione felina e la scandalosa esclusione dei disabili alle paralimpiadi, la nausea verso questa ipocrisia democratica è al limite della sopportazione.
Una pagina indegna non nella nostra Storia, ma nella cronaca delle istituzioni correnti.

Di Adriano Segatori

Psichiatra – Giornalista

Adriano Segatori è psichiatra-psicoterapeuta, membro della sezione scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi, dottore di ricerca in Filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica (Università dell’Insubria – Varese), cultore della materia in Filosofia della politica presso l’Università degli Studi di Trieste. Autore di numerosi articoli e saggi di politica, filosofia e analisi sociale.

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