Rosa Parks: oggi è il 66° anniversario del suo (calmo e umile) rifiuto di cedere il posto ad un bianco su un autobus. Successe a Montgomery, nel Sud degli Stati Uniti. Nella stessa città, il 25 marzo di dieci anni più tardi terminò la terza marcia di Martin Luther King da Selma.
Prima, la sera del 1 dicembre 1955 (dicembre, quindi faceva freddo), fu Rosa ad “agire” (ma il 2 marzo aveva fatto lo stesso Claudette Colvin, studentessa appena 16enne in una scuola di Washington in cui vigeva la segregazione razziale). Era una sarta di 42 anni e stava tornando a casa dal lavoro in un grande magazzino. “Stanca di subire”, disse, più che della dura giornata.
Aveva aderito al Movimento per i diritti civili nel 1943 e venne nominata segretaria della sezione di Montgomery della “National Association for the Advancement of Colored People” (NAACP). A metà dell’anno della sua protesta, iniziò a frequentare un centro educativo per i diritti dei lavoratori e l’uguaglianza razziale, la “Highlander Folk School”.
Accadde che, dato che la donna non aveva trovato posto per sedersi, si sedette dietro ai bianchi, in uno dei posti comuni sia a questi ultimi che ai neri. Sarebbe stata comunque costretta ad alzarsi, se fosse salito un bianco, ma non lo fece. Neanche su richiesta dell’autista (ovviamente bianco) James F. Blake, che quindi la fece arrestare. L’accusa? “Condotta impropria” ed aver trasgredito alla norma di lasciare posto ad un bianco nel settore comune.
Proprio quella notte, Martin Luther King organizzò la protesta del boicottaggio dei mezzi pubblici: un’altra iniziativa non – violenta, mentre la rabbia degli afroamericani divampava anche con azioni violente. Il boicottaggio durò per 381 giorni. Ebbe successo, perché fece abrogare la legge segregazionista sui mezzi. Era il 13 novembre 1966 e la sentenza fu emessa dalla Corte Suprema sulla base della Costituzione americana.
Rosa Parks è considerata da allora “The Mother of the Civil Rights Movement”: “La Madre del Movimento dei Diritti Civili“. Si aggiudicò numerosi tributi, anche presidenziali.
Nel 1996 Bill Clinton le conferì la Medaglia Presidenziale alla Libertà e nel 1999 (lo stesso anno in cui “Time Magazine” annoverò Rosa tra le 20 figure più influenti del XX secolo) la Medaglia d’Oro del Congresso Usa. Clinton dichiarò che la Parks, “mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”.
L’attivista si spense il 24 ottobre 2005 a Detroit, nel Michigan. Il 30, giorno dei funerali, George W. Bush emise un proclama per ordinare che tutte le bandiere nelle aree pubbliche degli Stati Uniti e fuori, fossero a mezz’asta. Sempre quell’anno, nel 50° della protesta pacifica di Rosa, una sua statua venne posta Nella National Statuary Hall del Campidoglio per ordine di Bush.
L’1 febbraio 2013 Barack Obama decretò che il 4, 100° anniversario della nascita di Rosa Parks, fosse ricorrenza nazionale, invitando tutti gli americani a celebrarla. In seguito il gesto di Rosa venne ricordato anche da Donald Trump, sotto la cui presidenza, nel 2019, venne svelata una statua che onorasse la donna a Montgomery. Oggi Joe Biden ha un busto suo ed uno di Martin Luther King nello Studio Ovale. Nel 2020 anche l’Italia ha voluto ricordare Rosa Parks: a Padova porta il suo nome una passerella nei pressi del Giardino dei Giusti del Mondo”, dedicato a chi si oppose ai genocidi del secolo scorso.
Naturalmente la storia della paladina dei diritti civili degli afroamericani fu ripresa anche dal cinema. Ispirò per esempio il film “La lunga strada verso casa” (1990) con Whoopi Goldberg.