La banca fallisce e un gesso di Canova finisce all’asta – “Amore e Psiche stanti” è stato battuto per una cifra record. Un milione e 228 mila euro per il pezzo della collezione di Veneto Banca che andranno a coprire il crac dell’istituto trevigiano.
Un gesso di Antonio Canova è stato battuto all’asta al prezzo record di un milione e 228mila euro, cifra sei volte superiore alla base che era di 200-300 mila euro. L’opera ‘Amore e Psiche stanti‘ faceva parte della collezione di opere d’arte e arredi di Veneto Banca messa insieme dall’ex ad Vincenzo Consoli e che i liquidatori hanno dovuto mettere all’asta dopo il crac dell’istituto trevigiano.
Comprata nel 2004, la statua in gesso accoglieva i visitatori nel centro direzionale: ora i proventi della vendita andranno ai creditori privilegiati della Banca. Il prezzo finale rappresenta il record mondiale per un gesso di Canova e il quarto risultato più importante in assoluto per una sua scultura (i primi tre sono tutti relativi a marmi: Sotheby’s Londra 5 milioni nel 2018, Christie’s Parigi 3,7 milioni nel 2017 e Hotel de Ventes Monte-Carlo 2 milioni nel 2019).
Superata persino la Danzatrice in marmo, aggiudicata a Vienna da Dorotheum nel 2019 a un milione e 148mila euro. La cifra di un milione e 228 mila euro doppia il precedente record d’asta italiano per un’opera di Canova, i 602.000 euro del gesso “Gruppo Venere e Adone”, venduto nel 1999.
Il risultato è ancora più eccezionale tenuto conto che il gesso, eseguito sotto controllo dell’artista veneto di cui ricorre il bicentenario della morte, era stato vincolato dallo Stato per la sua eccezionale importanza culturale e quindi non poteva essere acquistato dall’estero.
Per trasparenza, l’opera è stata presentata come ‘di invenzione’, frutto cioè della collaborazione del genio veneto (inventore) con i gessini Malpieri e Torrenti (esecutori dell’opera sotto la sua direzione).
Il gesso dello scultore di Possagno, nel Trevigiano, risale al primo quarto del XIX secolo: le misure sono 149×67,5×62 cm (ma oltre due metri con l’originale basamento che la accompagna da quando era esposta nello studio di Canova). L’opera in marmo – da cui questo gesso è tratto – fu realizzata da Canova nel 1796-1797 e in seguito venne acquistata da Gioacchino Murat, per entrare nelle collezioni del Louvre.
Canova chiamava questo tipo di gessi “da forma buona”, ossia cavati dal marmo, e li faceva realizzare a scopo promozionale per le sue opere. La vendita è stata curata dalla casa d’aste romana Bonino, che si è già occupata della vendita delle opere d’arte e degli arredi della controllata di Veneto Banca in Romania.