Somma Lombardo: l’arte negli spazi persi

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Somma Lombardo: l’arte negli spazi persi – Dal 2019 la cittadina vicino a Malpensa, nel suo centro fatto di case storiche e palazzi di cemento, ha visto comparire grandi opere di street art. Un intervento che sta suscitando curiosità e ridefinisce il paesaggio urbano.

Fino a pochi anni fa, all’automobilista (o al ciclista) che transitava sulla strada del Sempione a Somma Lombardo, vicino a Malpensa, balzava all’occhio il castello medievale, edificio integro, incastonato in un centro storico pesantemente riedificato con condomini degli anni Sessanta-Settanta.

Da qualche tempo, però, lo scenario è cambiato: chi entra in città venendo dal Piemonte o dal Lago Maggiore nel centro incontra una in fila all’altra tre opere d’arte enormi, dipinte sui muri delle case. Opere d’arte due volte, perché le opere moderne – realizzate con le bombolette spray o a mosaico – riproducono quadri dell’Età moderna.

A realizzare le grandi riproduzioni – tre, per ora – sono stati gli street artist Andrea Ravo Mattoni e Giovanni Refreshink Magnoli.
«Ci piace l’idea che Somma diventi una Arcumeggia del ventunesimo secolo”» dice il sindaco Stefano Bellaria, che ha seguito il progetto. Arcumeggia è il paesino di montagna sopra Varese dove le case in pietra, nell’immediato dopoguerra, sono divenute “tele” per tanti artisti saliti per dipingere opere. Un progetto partito nel 1956 e che vide l’intervento di pittori del calibro di Achille Funi, Gianfilippo Usellini, Aligi Sassu, Giuseppe Montanari, Aldo Carpi, molti legati all’ambiente dell’Accademia di Brera.

Se ad Arcumeggia solo alcune opere occupano grandi superfici, a Somma Lombardo l’intervento artistico è segnato anche dalle dimensioni: intere pareti sono state trasfigurate in opere di grande estensione. La prima è stata “La carità”, realizzata nel 2019 da Ravo Mattoni, il “pittore con le bombolette” che della riproduzione di grande scala dei classici dell’accademia ha fatto il suo segno distintivo e – già cinque anni fa – aveva realizzato opere in mezza Italia.

L’intervento a Somma consentì di dare una nuova funzione ad una parete cieca a poche decine di metri dal castello, un “vuoto” creato dalla convivenza tra un edificio storico (quello su cui è stata realizzata l’opera) e un intervento moderno, degli anni Ottanta, arretrato rispetto al fronte stradale.
Fin da quella prima opera emergeva un tratto distintivo del progetto, che tocca non un centro “pittoresco”  – come era ed è Arcumeggia – ma una città moderna, segnata dalle feroci esigenze di espansione (quando non dalla speculazione edilizia vera e propria) degli anni del boom economico.
L’arte classica e la città segnata, insieme, creano una poetica “degli spazi interstiziali”, per usare un’espressione di Ermanno Cristini in un saggio sull’opera di Ravo (che si è formato all’Accademia di Brera).

Se si guarda a “La carità” realizzata nel 2019, già da quella prima opera emergeva anche un’altra particolarità del progetto sommese: «Tutte le opere su strada sono riproduzioni di opere conservate a Somma» spiega ancora Bellaria, che sta seguendo il percorso “paesaggistico” insieme all’assessora Donata Valenti.
Così alla Carità sono seguiti altri due interventi di street art che riproducono opere conservate al castello. «La Carità è conservata in una sala del castello, Le Grazie occupa lo scalone monumentale, l’Annunciazione del Cerano si trova nella cappella gentilizia».

La realizzazione delle nuove opere di street art, dopo la prima nel 2019, è stata resa possibile dai fondi che il Comune ha ottenuto da un bando del Ministero dell’Interno, impiegate anche per diversi interventi per il turismo.
È questo che ha consentito di imprimere una particolare accelerazione all’idea della “Arcumeggia del ventesimo secolo”: nell’estate 2023 infatti lo street artist Giovanni Refreshink Magnoli ha realizzato la riproduzione – caratterizzata dalla tecnica del mosaico – delle Grazie, inaugurata mentre prendeva forma già la nuova opera di Ravo, quell’Annunciazione che si estende per oltre venti metri sul muro cieco di un condominio anni Settanta.

A Somma, come in un qualche paese ancor più di provincia lombarda o in un villaggio dei monti Nebrodi, le opere classiche riprodotte in grandi dimensioni creano curiosità, interrogano, attraggono anche chi forse è lontano dal mondo dell’arte. «L’obiettivo per noi è rendere fruibile a tutti l’arte» sintetizza il sindaco della cittadina vicino a Malpensa. Un’arte che si incontra per caso, abita il quotidiano di chi ci vive.

Il progetto è ancora aperto: «Manca ancora un murale, abbiamo individuato un luogo, sempre lungo l’asse del Sempione. Stiamo valutando il soggetto che sarà rappresentato» conclude Bellaria. Poi al di là di quanto previsto nel progetto da bando ministeriale l’idea è di proseguire con una serie di opere anche in periferia»

La galleria d’arte a cielo aperto di Somma è nata grazie alla collaborazioni con diverse realtà locali (la Fondazione Visconti di San Vito che si occupa del castello, la Pro Loco, la comunità pastorale) tra cui La Cattedrale, spazio di sperimentazione artistica ed eventi culturali che ha “casa” in una ex officina, alta e ampia come una cattedrale. Ed è sulle pareti interne di questa architettura industriale che si possono scoprire altreopera di Ravo, contrappunto interessante agli interventi all’aperto sul paesaggio della città.

varesenews

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