Lo denuncia l’associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria. “Se il trend sarà confermato, le imprese saranno costrette a sospendere la stagione, licenziando migliaia di lavoratori“.
I dati confermano le peggiori aspettative: nel primo weekend del green pass i parchi divertimento italiani perdono in media il 50% degli ingressi rispetto al fine settimana precedente. Secondo l’Associazione Parchi Permanenti Italiani, aderente a Confindustria, il calo dipende dal fatto che i parchi si rivolgono prevalentemente ai teenagers, fascia della popolazione tra le meno vaccinate in assoluto.
Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e di Leolandia (BG) dichiara: “Non siamo pregiudizialmente contrari al green pass, personalmente punto a rendere Leolandia “Covid-Free” in autunno. I tempi però non sono ancora maturi: non ci sono abbastanza vaccinati tra i giovani e, soprattutto, sufficienti dosi di vaccino per rispondere alla domanda. Chiediamo al Governo, che ha voluto a tutti i costi inseguire il modello francese, di farlo fino in fondo: in Francia l’età minima per presentare il green pass è stata alzata a 18 anni e, soprattutto, in autunno sono già previsti ristori pari all’80% delle perdite subite per le aziende più danneggiate dal provvedimento. Qui in Italia, invece, l’unica certezza sono le perdite: molti parchi sono sull’orlo del fallimento nella pressoché totale indifferenza delle istituzioni. Se il trend sarà confermato, le imprese saranno costrette a sospendere la stagione, licenziando migliaia di lavoratori”.
Fino al 2019 i parchi permanenti italiani, circa 230 tra tematici, faunistici, avventura e acquatici, generavano 1,1 milioni di pernottamenti ed erano visitati ogni anno da 20 milioni di italiani e 1,5 milioni di stranieri. Sempre nel 2019 il comparto ha generato un giro d’affari di 450 milioni di euro riferiti alla sola biglietteria, cifra che sale a 1 miliardo con l’indotto interno, come la ristorazione e il merchandising, e a 2 miliardi considerando l’indotto esterno, relativo ad esempio a centri commerciali, hotel e altri servizi in prossimità dei parchi.
A livello di occupazione, il settore prima della pandemia impiegava 25.000 persone tra fissi e stagionali, 60.000 con l’indotto. Nel 2020 le aziende del comparto in media hanno registrato perdite del 75%, collocandosi a pieno titolo tra le più colpite dalla crisi: il 20% dei parchi ha rinunciato completamente all’apertura e alcune importanti realtà imprenditoriali italiane sono passate di mano a fondi di investimento stranieri.