Con un’estensione territoriale che spazia in differenti continenti e con una popolazione che si aggira intorno ai 400 milioni di persone, l’area che comprende il Medio Oriente ed il Nord Africa – MENA in inglese – è una delle regioni più eterogenee al mondo. Eppure è proprio qui che vi è la più alta concentrazione di popolazione non servita dal servizio bancario tradizionale, motivo per il quale il fintech sta avendo uno sviluppo inaspettato. Israele occupa ovviamente un posto di eccellenza, ma sono le nazioni arabe a sorprendere per vitalità. Secondo i recenti report, gli Emirati Arabi sono tra i leader tecnologici regionali, ma anche nuovi attori come Marocco, Egitto e Tunisia sono realtà cui prestare la massima attenzione.
Il panorama sta cambiando radicalmente. Secondo il GSMA, quest’area è la più rapida “mobile-economy” al mondo, con un tasso di penetrazione dei dispositivi cellulari che da 280 milioni nel 2012 è passato a 456 milioni nel 2019. Una vincente combinazione di popolazione giovane, rapida diffusione di smartphone, maggiore inclusione finanziaria unita alla diffusione dei pagamenti senza contanti, sono state le condizioni perfette per un rapido sviluppo di questo del settore fintech.
Il fenomeno è solo agli inizi e molte città o interi paesi non hanno ancora un ecosistema fintech sviluppato, ma come ha notato Clifford Chance nel suo recente studio Fintech in the Middle East and Developments across MENA, le autorità hanno trovato un giusto bilancio tra innovazione, facile accesso ai servizi finanziari e protezione dei dati personali. Le banche centrali di Egitto, Bahrain, Emirati Arabi e Giordania, ad esempio, hanno già messo nero su bianco norme precise per regolamentare i servizi di pagamenti digitali. Il Libano, il Dubai International Financial Centre e il Baharain-Abu Dhabi Global Market hanno invece introdotto norme per il crowdfunding, mentre sempre le autorità emiratine, hanno infine dato la luce verde alle licenze ICO.
La corsa del Nord Africa
Israele, con le sue 750 aziende fintech e gli Emirati Arabi, con oltre 400 realtà, sono sicuramente paesi che nel tempo si sono guadagnate lo status di hub fintech di primo livello a livello mondiale. Un traguardo frutto delle loro avanzate economie, ma anche di un ecosistema tecnologico assai maturo che ha fatto da volano allo sviluppo del settore anche nei paesi limitrofi. Sostanzialmente quasi tutti i paesi del Golfo sono a buon punto quando parliamo di finanza digitale con Qatar, Arabia Saudita e Bahrain che consolidano sempre di più le loro posizioni nella regione. Tuttavia la vera crescita va ricercata in Nord Africa.
Interessante il caso dell’Egitto. Il paese vanta un dinamismo assai importante nel settore, frutto anche del boom della digitalizzazione nel paese. Degna di nota l’esperienza di Paymob, una startup che offre molteplici soluzioni di pagamento alle aziende, consentendo agli imprenditori di accedere anche ad un vasto pannello di servizi finanziari. Paymob offre anche alcuni privilegi ai dipendenti, in quanto questi hanno accesso anche a diversi prodotti e servizi bancari, garantendo per loro la voce di uno stipendio sempre in entrata. Sempre in Egitto possiamo trovare Khazna. Come Paymob questa app offre servizi ai dipendenti ed imprenditori, che utilizzano il portale per pagare bollette e stipendi.
In Tunisia la scena vede We-Settle come protagonista, una startup che offre soluzioni di pagamento e disbrigo delle fatture alle imprese in tre lingue diverse, inglese, francese ed ovviamente arabo. Con un’interfaccia user-friendly sia dell’applicazione che del sito web, le soluzioni digitali di We-Settle consentono l’elaborazione delle fatture e l’incasso virtuale dei pagamenti a un costo di servizio decisamente esiguo. Anche l’Algeria sta investendo nel settore con Kodepay, una sorta di nuovo portafoglio elettronico che fornisce biglietti, voucher e alcuni servizi prepagati, mentre in Marocco FinKeys, una startup fintech che aiuta i propri clienti a risparmiare e poi investire i propri fondi in real estate, crowdfunding, equity, bonds ed altro.
Riflettori puntati sulle neobank
Promuovere l’inclusione finanziaria è fondamentale per la diversità economica e la crescita in tutta la regione del MENA. Ne è convinta Moussa Beidas, co-fondatore di Bridg, una startup con sede a Dubai. Secondo l’imprenditrice la finanza digitale “è diventata un modo innovativo per fornire servizi più economici a chi non ha un conto in banca dando così un impulso decisivo alla ripresa post pandemia”. Cosa bisogna aspettarsi nell’immediato futuro? Sicuramente, lo sviluppo della fintech nei paesi MENA avrà driver diversi rispetto a quanto accade nel Regno Unito, Asia orientale e Sud Est asiato, o Stati Uniti. In Nord Africa ci sono alcuni tra i paesi più giovani e in più rapida crescita del mondo dove molti nuovi servizi finanziari non sono del tutto sviluppati, con una maggiore attenzione alla cosiddetta finanza d’impresa e retail. Eppure la rivoluzione digitale ha rinnovato anche qui il settore bancario regionale. Un pò ovunque è possibile oggi trovare neobanche totalmente digitali, la cui nascita è stata spinta dai cambiamenti dell’economia e dei consumi nonché dalle nuove normative.
Lanciata dalla Banca israeliana Leumi nel giugno 2017, Pepper è una banca esclusivamente mobile e digitale. La piattaforma offre prodotti di risparmio e prestito, senza commissioni sul conto corrente. Molto apprezzato è il suo servizio clienti i cui operatori sono banchieri professionisti disponibili tutti i giorni 24 ore su 24 tramite chat video, messaggistica online o telefono.
Nell’area del Golfo, più precisamente nel Bahrein, Bank ABC, acronimo di Arab Banking Corporation, all’inizio del 2018 svelò quasi a sorpresa i suoi piani per il lancio di una neobanca autonoma e digitale. Il risultato è stato l’arrivo un anno dopo di ila Bank, una tra le prime banche non fisiche del mondo islamico e solamente disponibile per i dispositivi mobili. Il successo è stato tale che oggi ila Bank ha varcato i confini dell’emirato per approdare in altri mercati della regione. Anche Dubai è da annoverare tra i precursori con la sua CBD Now. Nata per essere inizialmente il braccio digitale della Commercial Bank of Dubai (CBD) nel tempo il portale è diventato una vera banca a tutti gli effetti con il preciso obiettivo di puntare sui millennial e sui clienti digital friendly.
La digitalizzazione è quindi entrata a gamba tesa nella regione. Persino l’Iran ha lanciato qualche mese fa Bankino, la sua prima neobank. Come sappiamo, la pandemia ha creato una delle sfide più complicate per il settore finanziario a livello globale. L’impatto del Covid-19 sui servizi bancari è stato tale che nei paesi MENA si sono registrate brusche frenate alle attività economiche. Eppure questo ha agito da catalizzatore consentendo una rapida adozione e utilizzo delle piattaforme fintech man mano che le offerte e necessità contactless diventassero sempre più richieste e frequenti. La situazione attuale ha quindi convinto anche le più riluttanti autorità a spostare l’attenzione sulla creazione di una risposta strategica e smart attraverso l’ecosistema digitale fintech.