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Con l’economia in crisi, le aziende in allerta

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Giovani in crisi lavorativa
(Fonte: "Arab News")

Nessun allarme rosso ma segnali deboli che si moltiplicano: le aziende francesi stanno navigando in un contesto economico sempre più difficile, che si riflette già in un aumento delle insolvenze e in una certa pressione sul flusso di cassa.

Tra “la tensione sulle materie prime (prezzo e quantità), sull’energia rafforzata dalla guerra in Ucraina, sulla logistica, sul reclutamento”, questo “crea un ambiente in cui diciamo a noi stessi che dobbiamo essere vigili”, indica il mediatore d’affari Pierre Pelouzet.

“Nel complesso”, le società stanno però “molto bene, molte hanno ancora ottimi livelli di liquidità e si stanno sviluppando”.

Ma le insolvenze aziendali sono chiaramente in aumento dall’inizio del 2022, anche se rimangono al di sotto del livello precedente la pandemia di Covid-19 (da 50.000 a 60.000 insolvenze annuali).

Secondo l’ultimo barometro di Altares, nel 2° trimestre del 2022 sono state 9.286 le aziende inadempienti, un totale in aumento del 49% rispetto al 2° trimestre del 2021. Nel primo trimestre, il numero di inadempienze è stato solo del 35% superiore a quello delle prime tre mesi del 2021.

Salto nei procedimenti collettivi

“Da febbraio la tendenza al rialzo ha accelerato notevolmente con un aumento medio mensile del 45%” degli insuccessi, sottolinea Thierry Millon, direttore degli studi di Altares. Un altro segnale di avvertimento, questa volta dal barometro di Xerfi basato sui dati dei tribunali commerciali: l’apertura delle procedure concorsuali è balzata del 45% in un anno nella prima metà del 2022. Tra questi procedimenti, la curatela fallimentare ha registrato la crescita più forte (+69%), davanti ai procedimenti di salvaguardia (+53%) e alle liquidazioni giudiziarie (+40%). L’alloggio, la ristorazione, il commercio ei servizi sono principalmente interessati da questi procedimenti collettivi. “I settori più colpiti dalla crisi del Covid-19, che per un certo tempo hanno resistito (in particolare grazie agli aiuti pubblici), sono oggi in difficoltà”, riassumono gli autori del barometro. Anche la liquidità aziendale sembra in leggera contrazione, con 803 pratiche ammissibili alla mediazione creditizia nel secondo trimestre del 2022, rispetto alle 645 del primo trimestre e alle 672 degli ultimi tre mesi del 2021. Nonostante questo lieve aumento, “il numero delle pratiche resta comunque molto inferiore a quello di inizio 2021” e insignificante rispetto ai 288.000 prestiti garantiti dallo Stato (PGE) che hanno iniziato a essere rimborsati nel secondo trimestre del 2022, tempera il Banca di Francia. “Parlerei piuttosto di vigilanza che di preoccupazione”, sfuma anche Pierre Pelouzet, per il quale “siamo a un bivio”, tra uneconomia in crisi e il ritorno a un‘economia normale.

Un giorno di ritardo, un milione di euro in meno

Grazie alle misure di sostegno messe in atto dallo Stato in risposta alla pandemia, in particolare le PGE, le aziende mantengono buoni livelli di liquidità. Inoltre, il clima economico sta mostrando una certa resistenza e rimane al di sopra della sua media di lungo periodo, anche se è notevolmente diminuito da febbraio e dall’inizio dell’offensiva militare russa in Ucraina. Dalla parte di Bercy, moderiamo le preoccupazioni. In termini di fallimenti, «siamo il 25,6% sotto il livello del 2019, prima dei confinamenti», ha così sottolineato il ministero dell’Economia con riferimento ai dati di Altares. In via precauzionale, il ministro Bruno Le Maire ha comunque annunciato a inizio luglio il prolungamento della missione a sostegno delle imprese in difficoltà a seguito dell’emergenza sanitaria. Inizialmente previsto per la fine di giugno, finora ne hanno beneficiato 10.000 aziende. Per Pierre Pelouzet, una sfida chiave per i prossimi mesi risiede nella capacità delle aziende di onorare le proprie fatture in tempo. “Se i clienti ricominciano a pagare in ritardo, nei prossimi mesi potremmo avere un impatto terribile sul flusso di cassa”, teme il mediatore aziendale. “In media, un giorno di ritardo nei pagamenti è circa un miliardo di euro che è nelle casse dei grandi clienti piuttosto che in quelle delle PMI”, spiega.

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