Mercati col fiato sospeso per l’inflazione Usa e le mosse della Fed – Nella prossima settimana si conoscerà il dato di luglio dell’inflazione, attesa in rallentamento. Attenzione anche sulla Cina che ha annunciato sanzioni dopo la visita della Speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan.
La prossima settimana sarà povera di eventi e l’attenzione sarà tutta concentrata mercoledì sul dato dell’inflazione Usa a luglio. Gli analisti si aspettano un rallentamento dal 9,1% all’8,7%, per effetto principalmente del calo del prezzo della benzina negli Stati Uniti.
Tuttavia l’inflazione ‘core’ al netto dei prezzi dell’energia e dei beni alimentari, dovrebbe invece accelerare dal 5,9% al 6,1%. Sarà importante verificare se la componente shelter, che comprende i prezzi del settore immobiliare, inizierà ad evidenziare dei segnali di rallentamento.
Sempre mercoledì sono attesi i dati sull’inflazione della Cina, previsti in rialzo, anche se a livello assoluto i prezzi al consumo della Cina viaggiano a un livello molto più moderato rispetto a quelli delle economie occidentali. Anche Francia, Germania e Brasile pubblicheranno i dati sull’inflazione a luglio.
Sul fronte macro, sempre dalla Cina, arriverà domenica la lettura della bilancia commerciale di luglio, che dovrebbe registrare un calo del surplus, dopo il forte rialzo dello scorso mese. In Gran Bretagna venerdì uscirà il dato preliminare del Pil del secondo trimestre, atteso in contrazione rispetto al trimestre precedente.
Sempre venerdì la Russia diffonderà i dati sul Pil nel secondo trimestre, da cui sarà possibile ricavare l’impatto della guerra e delle sanzioni occidentali. Sul fronte monetario giovedì si terrà la riunione della banca centrale messicana, che dovrebbe rialzare i tassi di tre quarti di punto, portandoli all’8,50%.
Da monitorare anche gli interventi di alcuni membri Fed, prevalentemente non votanti, che parleranno tutti dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione di mercoledì.
Inflazione Usa, attesa lieve frenata a luglio
Questa settimana di veramente importante ci sono solo i dati di mercoledì sull’inflazione Usa. I prezzi dovrebbero rallentare e scendere sotto al 9%, per effetto del calo dei carburanti. Negli Usa la benzina è scesa molto a luglio, mentre il diesel, che è più legato all’andamento dei mercati globali, resta in rialzo.
“L’aspettativa è di un ribasso all’8,7% dell’inflazione – spiega Vincenzo Bova, strategist di MtsCapitalservices – Il problema è che la componente ‘core’ tende a salire perché la domanda di servizi resta alta. E questo spingerà l’inflazione al rialzo. In ogni modo gli esponenti della Fed l’hanno ribadito più volte: non basta un calo mensile dei prezzi per convincere la banca centrale a rallentare i tassi, servono almeno un paio di ribassi consecutivi. Per cui non mi aspetto un rallentamento dei tassi a settembre, quando probabilmente avremo un terzo aumento consecutivo di tre quarti di punto. L’ipotesi più probabile è che la Federal Reserve alzi il costo del denaro dello 0,75% a settembre. La conferma l’avremo a fine agosto al tradizionale simposio di Jackson Hole. A fine anno i tassi Usa dovranno arrivare tra il 3,75% e il 4%. Questo significa: +0,75% a settembre, +0,50% a ottobre e +0,25% a dicembre. Questa dovrebbe essere l’ipotesi più probabile. E a dicembre, se l’economia Usa dovesse essere messa molto male, la Fed potrebbe fermarsi”.
Gli effetti della visita di Pelosi a Taiwan
La Cina ha annunciato sanzioni contro la speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, per la visita a Taiwan e ha sospeso la cooperazione con gli Stati Uniti su otto dossier, tra cui gli incontri nel campo della Difesa e la cooperazione nella lotta ai cambiamenti climatici.
La risposta di Pechino giunge nel secondo giorno di esercitazioni militari attorno all’isola, durante la quali l’Esercito Popolare di Liberazione cinese ha continuato a testare la “capacità di combattimento” delle forze impiegate nelle aree in cui si svolgono le imponenti operazioni militari.
Da Taipei, il ministero della Difesa di Taiwan ha segnalato un record di 68 aerei da combattimento e 13 navi da guerra cinesi che hanno solcato la linea mediana nello Stretto di Taiwan, condannando nuovamente le operazioni militari di Pechino.
Taiwan è pronta a rispondere alle minacce militari cinesi “a seconda delle necessità”, ha detto la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, che ha definito “irresponsabili” le manovre dell’esercito cinese.
La Casa Bianca ha convocato l’ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Qin Gang, per protestare contro le “irresponsabili” azioni militari della Cina nello Stretto, le più imponenti mai messe in atto, che Pechino difende, invece, come “legittime”.
Le critiche piovute dall’Occidente e dagli Stati Uniti non sembrano scalfire il governo cinese, per cui la questione dell’isola non riguarda la democrazia, ma la sovranità nazionale. Questa è stata la secca replica del ministero degli Esteri, prima di annunciare le sanzioni alla speaker democratica e ai suoi familiari.
Pelosi è accusata di “insistenza” nel condurre la visita-lampo a Taiwan, e di non avere tenuto conto della “forte opposizione” e delle proteste della Cina. Pechino ha reagito sospendendo la cooperazione con gli Stati Uniti su otto dossier, tre dei quali relativi ai rapporti con gli Stati Uniti nella Difesa, e completamente annullati.
Gli altri cinque settori della cooperazione colpiti dalla sospensione sono quelli del rimpatrio degli immigrati clandestini, dell’assistenza giudiziaria, della lotta ai crimini transnazionali, alla droga, e, soprattutto, dei colloqui sul contrasto al cambiamento climatico.
L’accordo Russia-Turchia
Recep Tayyip Erdoan e Vladimir Putin si sono impegnati ad approfondire i legami economici tra i loro due paesi, mentre Mosca cerca di attenuare il colpo delle sanzioni occidentali.
Dopo un incontro di quattro ore nella residenza di Putin a Sochi venerdì scorso, i presidenti russo e turco hanno rilasciato una dichiarazione congiunta impegnandosi ad aumentare i loro volumi commerciali bilaterali e ad approfondire i loro legami economici ed energetici.
Il vice primo ministro Alexander Novak, che è anche il numero uno dell’energia in Russia, ha fatto sapere che la Turchia ha accettato di iniziare a pagare per il gas russo in rubli.
Le sanzioni occidentali hanno tagliato fuori gran parte dell’economia dal sistema finanziario globale e questo la sta riavvicinando alla Cina, all’India e anche alla Turchia, con la quale non mancano tensioni per il conflitto in Siria, anche se la guerra in Ucraina le sta riavvicinando.
La Turchia soffre di un enorme squilibrio commerciale causato dall’impennata dei prezzi dell’energia a livello mondiale e questo ha spinto Ankara alla ricerca di capitali stranieri per colmare il divario. Gli Stati Uniti e gli altri alleati occidentali sono preoccupati per la posizione ambivalente di Erdoan sull’invasione dell’Ucraina.
Il vice segretario del Tesoro degli Stati Uniti ha incontrato funzionari turchi e banchieri di Istanbul a giugno per ammonirli a non diventare un canale per consentire l’evasione delle sanzioni russe.
L’incontro di Sochi è avvenuto mentre i servizi segreti ucraini hanno recentemente condiviso con i paesi della Nato un documento da cui trapela che Mosca sta cercando l’aiuto di Ankara per aggirare le sanzioni occidentali, dando in cambio capitali e risorse energetiche.
Non è chiaro se la Turchia, membro della Nato, accetterà tali proposte.